“Da tempo, l’Usb, Unione Sindacale di Base, va ripetendo che la sanità  è una cosa troppo seria per lasciarla gestire da privati, che, dove c’è un esborso di danaro pubblico è il pubblico a dover farsi carico dei dovuti controlli affinchè i pazienti ricevano le cure dovute nel migliore dei modi e il personale operante in questo delicato settore sia messo nelle condizioni di poterlo fare in condizioni psico-fisiche all’altezza del compito che deve svolgere”, scrive nella nota Salvatore Drago dell’Usb.

“Seguendo questa ottica abbiamo salutato, a suo tempo, con piacere la gestazione della società Sa Domu, pensavamo che quella, malgrado le non poche carenze potesse essere una via d’uscita per uscire da questo assurda situazione di quasi monopolio del settore riabilitativo della sanità in Sardegna”… “Facendo questi ragionamenti non sono stati pochi gli improperi che la nostra Organizzazione ha dovuto subire: Ci dicevano che il nostro era furore ideologico, livore e perfino rancore verso una famiglia”, prosegue la nota.

” I motivi che ci spingevano a fare le considerazioni che facevamo, adesso, col passar del tempo, sembra che fossero motivati da ragioni obbiettive: vediamone alcune: Ai primi di ottobre, in seguito alla richiesta di fallimento dell’Aias da parte della Procura di Cagliari, gli avvocati difensori del gruppo Randazzo, dichiaravano: “L’Aias è pacificamente un’associazione senza scopo di lucro, che non svolge un’attività commerciale – In particolare, la qualità di ente commerciale dell’Aias è stata esplicitamente esclusa dall’Agenzia delle Entrate. Perciò – il fine mutualistico esclusivo dell’associazione ne esclude la possibilità di essere assoggettata ad una procedura fallimentare. Si tratta di circostanze che l’Aias avrà modo di dimostrare al Tribunale fallimentare che dovrà decidere sulla richiesta avanzata dalla Procura”… “Ecco… non solo l’Aias non ha saputo dimostrarlo di fronte ai giudici del Tribunale fallimentare, ma nel frattempo hanno rimediato altre 3 richieste di fallimento per Senecta, per Aias Sardegna e per la Fondazione Randazzo”, incalza la nota.

“Ai debiti pregressi ed accertati  per i quali la Procura chiese il fallimento in quei primi giorni di ottobre se ne sono aggiunti altri, facendoli lievitare fino a raggiungere la vertiginosa cifra di 83 milioni, come se ciò non bastasse, secondo l’Agenzia delle Entrate AIAS è un ente commerciale (smentendo così quanto dichiarato dai legali di Aias) e questo ha comportato, nei giorni scorsi, la notifica di un verbale di 30 milioni della Guardia di Finanza presentato alle casse dell’Aias da parte della stessa AdE”.

“Ma non basta, dopo una miriade di avvisi da parte del comune di Decimomannu, che tramite i propri rappresentanti invitavano i dirigenti Aias a porre rimedio ad incongruenze e anomalie del centro stesso, stanchi di parlare ad un muro, mandarono loro un’ordinanza di chiusura per le case protette”… ” Naturalmente i dirigenti Aias impugnarono l’atto di fronte al Tar Sardegna, bene ora il tribunale si è espresso e pochi giorni orsono ha dato ragione al Comune di Decimomannu riguardo l’ordinanza di chiusura delle due case protette Aias situate nel comune stesso (per quanto nelle lettere inviate ai pazienti e ai loro tutori si legga un inspiegabile: “a parziale accoglimento” come se avessero ricevuto una sentenza favorevole mentre, risultato peggiore, sarebbe stato impossibile da ottenere)”.

“L’Aias sarà quindi obbligato a chiudere le due case protette che si trovano al primo piano del centro di Decimomannu (mentre sarà onere del Comune trovare una soluzione rapida per gli oltre 30 pazienti li residenti). E siamo proprio sicuri che il pozzo di S. Patrizio dei debiti di AIAS possa essere colmato “solo” con le cifre sopra citate? Siamo sicuri che siano stati versati tutti i soldi derivanti dai TFR non lasciati in azienda?”, denuncia il sindacato.

“E se dovesse essere revocato definitivamente il regime agevolato fiscale quale sarebbe la cifra che AdE richiederebbe? A questo punto una domanda sorge spontanea e la porgiamo al l’Assessore Nieddu e al Presidente Solinas: Alla luce di questi fatti, alla luce di quanto appurato e suggerito dalla Commissione d’inchiesta del Consiglio Regionale, non vi sembra che la politica del rinvio e delle proroghe continue non somigli ad un inutile accanimento terapeutico? Errare è umano, perseverare nell’errore è diabolico, dicevano gli antichi e alla luce di questo proverbio, Usb non può fare altro che invitarvi a riprendere in mano la situazione, e ripartire dal progetto Sa Domu ( e chiamatela pure con il nome che più vi aggrada) ma un progetto serio, un progetto che tenga in conto i bisogni dei pazienti dei loro familiari , del personale che vi opera e che renda finalmente un minimo di giustizia a quei sindacalisti che per aver denunciato questo andazzo di cose sono stati licenziati”, conclude Drago.