“A Oristano, se ti viene il cancro, non puoi curarti”. Lo scrive la consigliera comunale in quota Movimento 5 Stelle Patrizia Cadau.
Oggi la consigliera ha protocollato un’interpellanza urgente per chiedere direttamente al Sindaco “come mai i cittadini oristanesi vengano mutilati dei loro servizi essenziali come se questo fosse un posto dimenticato da Dio e dagli uomini, che però se ne ricordano benissimo in tempi elettorali”.
Cosa è successo
“La vicenda – racconta Cadau – è quella di una cittadina di Oristano, paziente oncologica, costretta ad andare a Nuoro a curarsi, nonostante i due ospedali si fossero accordati per curare la signora qui. La signora però è impossibilitata a muoversi, debilitata da altra patologia e dall’età, e rifiuta l’ulteriore disagio dato dalla trasferta”.
L’interpellanza
La consigliera pentastellata chiede al Sindaco, in quanto responsabile e garante della salute oltre ad essere presidente del Comitato di distretto socio-sanitario di Oristano, “di intervenire nelle dovute sedi, fare domande, pretendere risposte e nel caso si voglia incatenare in qualche ufficio fargli sapere che mi rendo disponibile a fargli compagnia. Perché quanto accade ha responsabilità certamente etiche e morali, ma credo anche penali. Non garantire alle persone l’accesso alle cure, significa condannarle a morte”.
Il commento di Cadau
“Ad ogni convocazione di Consiglio straordinario sulla materia – continua Cadau, non senza una spiccata ironia – dovreste vederli: arrivano tutti, dirigenti, assessori, vice, consiglieri, a fare spallucce: a sentire loro va tutto benissimo. Ma soprattutto ripetono questo mortificante ‘non siamo qui a cercare colpevoli’. E invece sì, li voglio sapere”.
“Cerchiamo di capire – conclude la consigliera comunale – come mai dal 2016 da Oristano vengano fatte richieste perché il reparto di oncoematologica sia iscritto tra i Centri preposti alla somministrazione di farmaci innovativi tumorali, e dall’altra parte assessorati e responsabili del servizio rispondano picche. Io lo voglio sapere il perché”.