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La tromba di Paolo Fresu avvolge di dolcezza le voci del coro di Nuoro e dà vita a una emozionante interpretazione della “Ninna nanna de Anton’ Istene-Malos bisos e tancas fioridas” in un corto d’animazione, illustrato dal disegnatore nuorese Manuelle Mureddu.

Un’opera che nasce su iniziativa del Coro nuorese come omaggio al compianto Gian Paolo Mele, direttore storico del coro, che nel 1975 aveva musicato le celebri rime del poeta Montanaru, scritte dopo il dolore della perdita di un figlio appena nato. Un progetto che vede il coinvolgimento di quattro illustri esponenti della cultura sarda, del passato e del presente, e che viene riproposto facendo cantare nello stesso pezzo musicale, il Coro di Nuoro di due epoche diverse: quello del 1977 diretto da Giampaolo Mele, e quello del 2018 guidato dal figlio Francesco, in un ensamble di voci unite dalla magica tromba di Paolo Fresu.

Nel brano, presentato domenica 22 dicembre nell’auditorium dell’Isre a Nuoro, si stratificano vicende umane degli autori. Anche Gian Paolo Mele come Montanaru è spinto a comporre quelle musiche, dopo la perdita di un figlio. “Da ragazzo l’ascolto della Ninna Nanna de Anton’Istene era come un battito di cuore all’unisono che mi colpiva per la qualità delle voci e per una armonia dal sapore ancestrale – ha spiegato Paolo Fresu nel suo messaggio -. Negli anni ho prestato attenzione al testo scoprendone una trama che si evolve. Credo si celi in questo il bisogno di eseguirla coinvolgendo nel tempo diversi artisti e accettando di contribuire alla emozionante versione del coro di Nuoro in ricordo di Giampaolo Mele”.

“Sono nato ascoltando i melismi della Ninna Nanna cantata da mio padre – ha detto Francesco Mele – Nei miei ricordi di bambino era una bella melodia. Molti anni dopo diventando padre anche io, ho capito da vicino il dolore e l’armonia composita del brano”. “Sono cresciuto a pochi passi da casa Mele e conosco la storia umana che sta dietro questo canto formidabile – spiega Manuelle Mureddu – Disegnarla per crearne il video illustrato è stata un’esperienza introspettiva all’interno di una famiglia”.