“So cosa provate in Italia per il calcio; ma io sono molto confusa rispetto al fatto che due importanti squadre italiane giochino in Arabia Saudita”. Lo ha detto Hatice Cengiz, fidanzata del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi ucciso nel consolato saudita a Istanbul, riferendosi alla partita Lazio-Juventus che si terrà il prossimo 22 dicembre. “Capisco che non è possibile boicottare queste partite – ha aggiunto – ma non vedete che questa cosa viene usata politicamente per fare promozione a quel Paese? Mi spezza il cuore che il vostro calcio venga usato cosi'”.

Hatice Cengiz è stata invitata in Italia dalla Ong fondata da Emma Bonino anche per non far scendere l’attenzione sull’uccisione del cronista: “C’è un rapporto ufficiale che dimostra come l’uccisione di Jamal Khashoggi sia stata messa in atto da ufficiali di alto livello. Quello di cui abbiamo bisogno è una commissione d’inchiesta internazionale e indipendente per fare luce sul suo omicidio. Ma finora nessun Paese ha fatto niente in questo senso, né Paesi europei né altri. Io dico che è necessaria un’ulteriore investigazione, ed è per questo che sono qui”.

“Stiamo accettando il fatto che nessuno è stato punito per il delitto”, continua la donna – il cronista saudita si era recato nel consolato proprio per ottenere i documenti necessari al matrimonio – “e questo è un fatto che ritengo imbarazzante per il genere umano. Sono rammaricata perché nessun Paese del G20 ha fatto qualcosa per far luce sul delitto Khashoggi. L’unica nazione che ha fatto qualcosa è stata la Germania che ha fermato le esportazioni di armi dopo l’omicidio”.

Cengiz ha anche fatto riferimento alle dichiarazioni del ministro degli Esteri saudita, che proprio a Roma durante una conferenza internazionale, aveva risposto ad una domanda relativa al caso Khashoggi: “Ha detto che l’uccisione di Jamal è stato un errore. Ai senatori che ho visto oggi ho chiesto: con tutto quello che si sa sul delitto, voi siete in grado di accettare questa dichiarazione?”.

“Parlo anche in quanto ultima persone ad aver visto Jamal vivo”, ha raccontato ancora la donna. “Ero andata con lui al consolato, ho aspettato per ore e lui non è mai più uscito. Dopo ci furono delle dichiarazioni molto contraddittorie. Una era che era uscito senza che l’avessi visto. La seconda che c’era stata una rissa, la terza che al sua uccisione è accaduta per errore. Hanno di continuo cambiato posizione. E continuano a farlo. Non c’è niente di credibile in tutto ciò”.

“Il G20 a Riad? Mi spezza il cuore saper e che si terrà lì”. Ha detto ancora rispondendo alle domande dei giornalisti. “Parlo come qualcuno che ha perso la persona che ha amato di più, che sa come è stato ucciso e che vede che niente si muove”, ha continuato la giovane donna.

Per quello che riguarda quindi il prossimo G20 – che si terrà nel novembre dell’anno prossimo nella capitale saudita – “non abbiamo ancora un piano, non sappiamo cosa possa essere più efficace, se una qualche forma di boicottaggio oppure la richiesta di inserire nel calendario dei lavori il tema dei diritti umani”.

“Proporremo una risoluzione in ambedue le camere per chiedere ufficialmente un’inchiesta indipendente su quello che è successo il 2 ottobre 2018 nel consolato saudita a Istanbul, ma soprattutto per capire quali siano stati le responsabilità politiche e chi abbia organizzato il delitto”. Lo ha detto la senatrice Emma Bonino, che con la sua Ong “No peace without justice”

“È chiaro che il delitto è stato organizzato”, ha continuato Bonino, “l’omicidio non viene da un singolo atto di violenza, ma è molto più complicato. Nondimeno, sappiamo esattamente cosa è successo, ma non è chiaro ancora a che livello siano le responsabilità politiche”.

In proposito la senatrice ricorda il caso del rapimento del giornalista della ‘Stampa’ Domenico Quirico, che avvenne mentre Bonino era ministro degli Esteri: “Ricevevamo tutti i giorni molte informazioni, ma la maggior parte erano depistaggio, fake informations, fatte apposta perché non ci avvicinassimo alla verità”. Tornando al caso Khashoggi, Bonino afferma che “il peggio che possiamo fare è di accettare l’impunità e di accettare che l’impunità continui”.

Fonte Agi.it