Daniela Carrasco, in arte “La Mimo”, morta in Cile tra il 19 e il 20 ottobre scorso, si è suicidata. Ciò emergerebbe in modo inequivocabile dall’autopsia. I medici forensi non hanno trovato, al momento, segni di tortura né di stupro sulla 36enne. Non solo: quest’ultima avrebbe anche lasciato un biglietto ai parenti per spiegare le ragioni del suo atto disperato.
A sostenerlo non è un’istituzione legata in qualche modo all’apparato governativo e, pertanto, tacciabile di parzialità. Bensì l’associazione delle avvocate femministe cilene, meglio nota come Abofem, che ha assunto gratuitamente la rappresentanza legale della famiglia dell’artista deceduta.
Per rispetto a quest’ultima, l’organizzazione ha rivolto, via Twitter, un accorato appello a cittadini e media a “elevare gli standard etici e professionali di lavoro per non ferire la memoria di Daniela e dei suoi cari e non screditare il movimento sociale con notizie false, prese da fonti non verificate”.
Alessandro Aramu, giornalista professionista e direttore della Rivista di geopolitica Spondasud