È accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale perché ritenuto appartenente al gruppo jihadista islamico dell’Isis, Amin Al Hai, il profugo palestinese di 39 anni, di origini saudite, arrivato in Sardegna dai campi allestiti in Libano e ora rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Cagliari Giampaolo Casula.
Per lui è caduta la contestazione più grave legata alla presunta attività terroristica: quella di aver progettato un attentato che prevedeva l’avvelenamento con una proteina tossica dell’acquedotto di Macomer, in provincia di Nuoro, dove l’uomo viveva.
Concluse le indagini, i pm della direzione antiterrorismo, Guido Pani e Danilo Tronci, non hanno trovato prove sufficienti per procedere anche con questa accusa, nemmeno nell’ipotesi del tentativo. Al momento il giudice ha indicato la Corte d’assise di Sassari come sede del processo, ma nelle prossime ore si potrebbe decidere per Cagliari: la Procura infatti ritiene che il reato associativo (il 270bis del codice penale) si sia consumato a Macomer, territorio che ricade sotto la competenza dell’assise di Cagliari. In questo caso, c’è la disponibilità della Corte di celebrare il processo ai primi di febbraio.
Amin Al Hai, difeso dall’avvocata Angela Luisa Berria, era stato arrestato nel settembre 2018 su ordine di custodia cautelare della Gip Lucia Perra. Dopo una parentesi nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros, era stato trasferito a Sassari dov’è tuttora detenuto. A inchiodarlo ci sarebbe una intercettazione di un parente che ammetterebbe la sua appartenenza all’Isis.
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