A quasi quarantanni di distanza da una tragedia che spezzò tremila vite, oggi come allora si sbagliano tempi e modalità. E’ questo il senso della testimonianza-denuncia di uno dei giornalisti simbolo dell’antimafia.
“Questa foto la scattai il giorno dopo il terremoto del 23 novembre 1980 in Campania e Basilicata: 3000 morti, paesi distrutti. Poteva essere l’occasione per ripartire. Prese corpo invece la camorra S.p.A. e malaffare. Si ricostruì male e non ci fu sviluppo”.
Nella foto e nelle parole di Sandro Ruotolo, sotto scorta dal 2015 (per aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania), il ricordo e l’amaro per una delle più grosse tragedie d’Italia, trasformata in una ghiotta occasione per il malaffare.
Il dramma di Venezia, ma non solo, richiama l’esigenza di una ricostruzione sana, di un’intervento volto a garantire la salvaguardia e la difesa di un pianeta alla mercé di interessi sbagliati:
“Oggi a 40 anni di distanza – continua Ruotolo – è ancora centrale la difesa dei nostri territori e la difesa dell’ambiente. Il nostro pianeta è a rischio, ce lo dicono le Greta di tutto il mondo, ce lo dicono gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici”.
“Fate presto! – conclude – Lo dicemmo allora, lo diciamo oggi”.