Il 95% di un campione di 627 maturandi di Nuoro e provincia conosce il fenomeno dello spopolamento giovanile ed è consapevole che lo svuotamento dei paesi condiziona le loro scelte future di studio e lavoro; tuttavia l’86% ha già le idee chiare su cosa farà dopo il diploma: il 30% approderà nelle Università della Penisola, il 45% resterà negli atenei sardi, gli altri affronteranno percorsi lavorativi, chi in Sardegna, chi in altre Regione italiane, chi all’estero.
Emerge un profilo di giovani concreti, reattivi e con un orizzonte già aperto sul futuro, ma troppo spesso condizionato dal lavoro e dai servizi che mancano nei paesi di provenienza, dalla ricerca “Giovani e spopolamento nel centro Sardegna”. Protagonisti dell’iniziativa, finanziata dalla Fondazione di Sardegna, undici studenti delle classi terze e quarte del liceo Scienze umane ‘Sebastiano Satta’ di Nuoro in collaborazione con l’impresa sociale “Nuovi scenari”. Questa mattina la presentazione dei risultati con i coordinatori del progetto, Pino D’antonio e Salvatore Chessa, e la preside del ‘Satta’ Carla Rita Marchetti.
“Praticamente tutti i diplomandi conoscono il fenomeno dello spopolamento: tutti noi viviamo in paesi o in cittadine in cui chiudono le attività commerciali, si allontanano sempre più i servizi dello Stato e diminuiscono anche le attività culturali e sportive – ha spiegato Lisa Lai, una degli undici studenti che ha condotto la ricerca – E il 40% degli intervistati dice che questo fattore condizionerà le loro scelte future. Non è un caso se del 30% di chi andrà a studiare fuori dalla Sardegna, il 17% lo farà anche se nell’Isola esiste la facoltà prescelta”. “Solo il 12% – ha precisato Lisa – non bada allo spopolamento e dice di voler fare esperienze fuori dalla Sardegna a prescindere da questo fenomeno. Una scelta che nel 10% provoca dispiacere e malinconia e nel 5% rabbia. Ma c’è anche un 14% che vuole studiare e lavorare nella propria terra proprio per invertire la tendenza ad emigrare”.
Uno studio che può aiutare le istituzioni. “I ragazzi si sono dimostrati fragili per certi versi ma anche determinati per altri – ha commentato Pino D’Antonio – L’insegnamento che arriva è che bisogna cogliere l’importanza della ricerca e partire dai dati che emergono per capire il fenomeno”. “Il prossimo step – ha annunciato il docente Salvatore Chessa – è quello di istituzionalizzare un appuntamento annuale in sinergia tra il liceo ad indirizzo economico e sociale e il territorio per mettere insieme nuovi dati e trovare le migliori strategie di intervento”.