“Sabato 12 ottobre il movimento contro l’occupazione militare della Sardegna è tornato a portare la propria voce fuori dal poligono di Capo Frasca. Con una manifestazione ampia, eterogenea e popolare, migliaia di persone sono tornate a manifestare contro le basi in Sardegna e per dire no alla guerra”. Inizia così la nota scritta dall’Asce, l’Associazione sarda contro l’emarginazione.
“I mesi che hanno preceduto questa grande giornata sono stati caratterizzati da un silenzio assordante sul tema delle servitù da parte della stampa mainstream sarda e italiana (questo giro niente bandierine blu e bianche ‘no servitù’), istituzioni, amministratori e leader politici sardi, grandi sindacati e organizzazioni di massa italiane”.
Nel mentre – continua la nota – si è svolto un grande lavoro di cucitura e ricucitura, dialogo, e infine sintesi tra i tanti e diversi soggetti organizzatori. Cosa niente affatto scontata, visti i bassi numeri degli ultimi tempi, perciò va dato merito ad A Foras (che ha promosso la nascita del comitato promotore) di averci visto lungo puntando su questo ritorno a Capo Frasca”.
“Sabato non si sono viste passerelle elettorali. Sabato ha preso parola la base del Movimento, chi lavora ogni giorno nelle lotte e per unire le lotte: dai parenti delle vittime dell’occupazione militare, agli avvocati del processo dei veleni di Quirra, ai comitati locali, agli artisti, ai giovani di Friday for Future, a Non una di meno. Sabato eravamo a Capo Frasca anche per chi non è potuto essere con no”.
“Sabato non si sono visti quelli che difendono le basi ‘perché portano lavoro’. Al contrario siamo stati ben accolti da chi, a S. Antonio di Santadi vuole vedere le proprie terre libere. È da loro che dobbiamo ripartire”.
“Per questo – chiedono i membri dell’Asce – facciamo un appello e ci mettiamo a disposizione per lavorare per una sempre maggiore inclusione, dialogo e unità (nel rispetto delle differenze) tra tutte queste anime. Per il bene della Sardegna e del Movimento chiediamo di mettere da parte i protagonismi. Ci saranno tempi e luoghi per una sana e costruttiva critica su ciò che non è andato per il verso giusto, ma in questo momento è necessario che il movimento riparta forte e più unito di prima”.
“Siamo vicini – conclude la nota – complici e solidali con le 45 persone indagate per le lotte antimilitariste degli ultimi anni. Tra queste, 5 sono accusate di ‘associazione sovversiva con finalità di terrorismo’ e per loro il PM ha richiesto la sorveglianza speciale”.
Di seguito, gli appuntamenti alle prossime e importanti iniziative di movimento:
– sabato 26 a Bauladu per l’assemblea generale di Rete Kurdistan;
– domenica 27 ottobre a Bauladu per la prossima assemblea generale di A Foras.
Manifestazione antimilitarista a Capo Frasca: le immagini del corteo