Nuovi arresti nell’ambito delle indagini sulla Commissione Tributaria di Salerno. Carcere per altri sette indagati tra giudici, funzionari, commercialisti ed imprenditori. Non si ferma, dunque, l’indagine che lo scorso 15 maggio ha portato all’arresto di 14 persone. Alcuni indagati, arrestati precedentemente, hanno svelato ulteriori episodi di corruzione.
L’iter di ulteriori dieci sentenze di secondo grado pronunciate dalla Commissione Tributaria Regionale Sezione distaccata di Salerno, risulterebbe essere stato pilotato in cambio di denaro. Tra gli arrestati un professionista di Avellino il quale, dopo aver ricoperto per anni l’incarico di giudice tributario a Salerno, da settembre dello scorso anno fa parte del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria. I fatti a lui contestati, concorso in cinque episodi di corruzione in atti giudiziari, sono stati commessi non in qualità di giudice tributario o consigliere, ma come intermediario corruttore che operava avvalendosi della conoscenza diretta del personale amministrativo e dei giudici tributari di Salerno.
PRIMA TRANCHE DELL’INDAGINE – Un sistema ben congegnato, dove tutti gli indagati parlavano in codice, stando attentissimi a non farsi scoprire. Nonostante cio’, e grazie ad una indagine
svoltasi in tempi rapidissimi, la Guardia di Finanza di Salerno, su richiesta della Procura della Repubblica di Salerno, ha arrestato 14 persone accusate di corruzione in atti giudiziari.
Gli indagati sono due giudici tributari della locale sezione distaccata della Commissione tributaria regionale della Campania (dei quali al momento non e’ stato ancora fornito il nome), due
dipendenti amministrativi presso lo stesso ufficio, sei imprenditori e quattro consulenti fiscali, tra i quali un avvocato fiscalista. Secondo l’accusa avevano costituito un’efficace’ sistema per pilotare l’iter procedimentale e condizionare a favore degli imprenditori corruttori l’esito di procedimenti tributari originati da accertamenti dell’agenzia delle entrate della Guardia di Finanza di Salerno. “Si tratta – ha commentato il procuratore della Repubblica vicario, Luca Masini – solo della punta di un iceberg. Andremo avanti con ulteriori accertamenti”.
Le indagini hanno consentito di riprendere i trasferimenti di denaro che, tramite i due dipendenti amministrativi che trattenevano la loro quota, venivano successivamente consegnate
ai due giudici tributari. Uno dei due aveva la “fama di fame di soldi”. Il passaggio di denaro avveniva sempre in contanti il giorno prima della decisione della commissione tributaria
regionale e in luoghi come l’ascensore della commissione, la casa dei giudici o in altri posti ritenuti sicuri. In un caso il giudice non soddisfatto aveva persino preteso un’integrazione
della somma gia’ ottenuta, minacciando un provvedimento non in linea con le aspettative del corruttore.
Gli importi pagati ai due giudici per ottenere sentenze favorevoli andavano dai 5mila ai 30mila euro, anche se in alcuni casi sono state promesse altre dazioni, come l’assunzione del figlio di un giudice da parte di una delle societa’ coinvolte oppure la concessione in uso gratuito di un appartamento in citta’.
Gli accertamenti svolti hanno anche consentito di individuare 10 procedure il cui iter e’ stato condizionato dalla corruzione e verificare che tutte sono state decise con sentenze favorevoli ai contribuenti corruttori, con l’azzeramento delle somme dovute al fisco per le imposte evase, interessi maturati e le sanzioni comminate. Complessivamente, da una prima stima, le imposte evase, gli interessi maturati e le sanzioni amministrative annullate con le decisioni condizionate dalla corruzione, ammontano a circa 15 milioni di euro. Gli imprenditori erano tutti del Salernitano, tranne uno dell’Avellinese.
Una societa’ di Siano ha ottenuto, ad esempio, la cancellazione di un debito di oltre 8 milioni; per un’altra di Salerno, invece, la somma contestata ed annullata raggiungeva quasi il milione. Sono state eseguite anche perquisizioni negli uffici delle commissioni e della commissione tributaria e negli studi di altri professionisti indagati, la cui posizione e’ in corso di valutazione. Ad uno dei due dipendenti della commissione tributaria sono stati trovati in casa oltre oltre 50mila euro in contanti.