Doveva essere una formalità, invece la discussione del disegno di legge sulla revoca degli amministratori delle province sta diventando un calvario. Procede a singhiozzo, tra un’interruzione e l’altra. Tanti banchi vuoti nelle file della maggioranza hanno portato il capogruppo del Psd’Az Franco Mula a chiedere per due volte la sospensione dei lavori per riunioni “urgenti”.
La seduta è stata sospesa anche all’ora di pranzo, benché l’accordo uscito dalla capigruppo prevedesse la prosecuzione a oltranza fino all’approvazione del provvedimento. Dopo l’ennesimo stop la minoranza – che si era resa disponibile al ritiro di quasi tutti i 60 emendamenti presentati – ha deciso di non tenere più fede all’impegno preso.
Così, ancora una volta, la seduta è stata interrotta per dare la possibilità alla commissione Autonomia di esprimere il parere sulle proposte di modifica, come del resto prevede il regolamento del Consiglio. All’origine del caos ci sono una serie di frizioni nella coalizione di centrodestra: la più importante riguarda la mancata elezione del presidente della commissione Bilancio.
Dopo le dimissioni di Paolo Truzzu, Fratelli d’Italia, infatti, ritiene di dover occupare questa casella con il consigliere subentrato al posto del neo sindaco di Cagliari, Fausto Piga. Ma il parlamentino è ambito anche dal Psd’Az che proporrebbe Giovanni Satta, sotto processo per traffico internazionale di stupefacenti.
Una soluzione gradita al leader dell’Udc, Giorgio Oppi, contrario – secondo indiscrezioni – a un ritorno di FdI alla guida della terza commissione.
Ma se andasse a finire in questo modo, la maggioranza avrebbe un problema politico serio: quello del partito di Giorgia Meloni che, nonostante i patti sulla spartizione delle commissioni, resterebbe a bocca asciutta.