La mannaia della giustizia spagnola si abbatte sui leader indipendentisti catalani.

Nove leader indipendentisti e identitari catalani, quasi tutti rappresentanti istituzionali, sono stati condannati a pene detentive da 9 a 13 anni dai giudici spagnoli. La motivazione sarebbe quella di “attentato all’integrità dello stato” per i fatti di ottobre del 2017 che hanno visto in Catalogna lo svolgimento di un referendum per l’Indipendenza e la successiva approvazione a maggioranza del Parlamento catalano a cui seguì la dichiarazione di Indipendenza da Madrid.

Benché le immagini delle manifestazioni popolari fossero sotto gli occhi del mondo per la violenta repressione da parte della polizia, l’avvocatura di Stato ha formulato l’accusa di “sedizione”, un reato contro l’ordine pubblico. Poggiano su quest’accusa le pesantissime condanne dei giudici ai nove leader. Contemporaneamente la giustizia spagnola ha emesso un nuovo mandato di cattura europeo contro Puigdemont, ex Presidente della Catalogna e oggi europarlamentare in esilio in Belgio.

Per il premier spagnolo Sànchez, i leader condannati sarebbero gli ispiratori della violazione del “principio di inviolabilità dell’integrità territoriale”. Concetto questo che si contrappone al diritto dei popoli all’autodeterminazione e all’indipendenza. Un principio supremo ed irrinunciabile del diritto internazionale per il quale i condannati si appelleranno al Tribunale europeo dei diritti umani di Strasburgo.

Ancora una volta, dalle dichiarazioni di sostegno al governo spagnolo da parte di diversi leader europei, emerge la fragilità dell’Europa che perde il suo ruolo di sviluppo delle democrazie e di garante dei diritti a ovest con la Catalogna e a est sul dramma dei curdi.

Il “gigante dai piedi d’argilla”, l’Europa, dopo il suo tergiversare sul genocidio curdo, potrebbe prendere misure concrete contro la Turchia solo in nome del controllo dei profughi e del petrolio e non degli equilibri di pace. Le trivellazioni della Turchia a Cipro potrebbero ledere gli interessi dell’Eni e della Total che si approvvigionano nel cosiddetto Blocco 7, a largo dell’Isola, laddove Erdogan rivendica diritti.

La pace dei curdi è nelle mani di un’Europa che vende armi e si occupa di petrolio. E’ nelle mani della Francia e di un’Italia confusa che segue le mosse di Macron sulla scia del fatturato della Total e dell’Eni.

Solidarietà ai condannati catalani e al Popolo curdo

L’opinione di Claudia Zuncheddu – Sardigna Libera