Il gap dell’insularità si riflette in tutti i settori produttivi della Sardegna. “Come poter correre alla stessa velocità dei competitors della penisola se non si parte dalle stesse condizioni e dalle stesse opportunità?”, si chiedono le associazioni di imprenditori presenti al tavolo promosso dal Comitato per l’Insularità con l’obiettivo di tracciare un percorso condiviso che guardi al futuro. “Viviamo la condizione di insularità come la prima delle cause del mancato sviluppo delle aziende, disincentivo alla competitività e freno alla capacità d’impresa”, ha dichiarato il presidente di Confindustria Sardegna Maurizio De Pascale.
“Le piccole e medie imprese arrancano – ha osservato il numero uno di Confartigianato Antonio Matzutzi – siamo pronti a coinvolgere i vertici nazionali affinché vengano assicurati pari diritti alle imprese sarde”. Per il presidente di Confesercenti Roberto Bolognese, è forte soprattutto “l’esigenza di un segnale più incisivo delle istituzioni per quanto riguarda la continuità territoriale: le imprese dei trasporti infatti hanno bisogno di regole certe con largo anticipo, che siano calate nella realtà e nel sistema sociale e imprenditoriale, condivise con i vari stakeholder del comparto trasporti, interfacciandosi con il Governo Nazionale e Comunità Europea”.
Allo stesso modo il presidente di Legacoop, Claudio Atzori, ha ribadito quanto sia prioritario “ridurre le distanze”. Tra i problemi elencati da Luca Sanna (Cofagricoltura) ci sono “la mancanza di contatto con sistema agricolo nazionale, l’aggravio di costi di spedizione dei prodotti agricoli, la scarsa presenza di importanti operatori commerciali”. Giorgio Deplano di Confapi ha ricordato che “il gap si è accumulato in più di 50 anni di storia di mancati investimenti (rete viaria; ferroviaria; piano acque; digitalizzazione con fibra) che inesorabilmente ha portato anche ad un livello di deindustrializzazione pari al 9% contro una media nazionale del 20%”.