Nudo al centro della strada, stretto in posizione fetale, ‘imbiancato’ con secchiate di latte versate su di lui da dieci allevatori: una perfomance-denuncia contro il prezzo del latte a 60 centesimi al litro, rievocazione delle clamorose proteste dei pastori sardi del febbraio scorso. L’ha messa in scena nella zona industriale di Borore l’artista sardo trapiantato a Milano, Nicola Mette, per smuovere Governo, Regione e produttori affinchè la vertenza si sblocchi a favore del mondo delle campagne.
“Mettendomi nudo al centro della scena dello sversamento del latte mi sono voluto mettere nei panni degli allevatori, vittime del mercato: il lavoro è sempre lo stesso, ma la retribuzione diminuisce costantemente – spiega Mette – E allora mi sono presentato nudo, proprio come lo sono i pastori, nudi e in balia di altri. Un modo per riportare al centro dell’agenda politica la vertenza latte, che non può finire nell’oblio”.
L’artista sardo non è nuovo a performance provocatorie: da anni è impegnato in una serie di battaglie per smascherare le “ipocrisie sociali, politiche e sessuali”, racconta. Si mette in gioco in prima persona, mostrandosi nella sua sfera più intima e personale: lo testimoniano le piéce sulla malattia della madre e quelle di condanna dell’omofobia. La più eclatante davanti al Vaticano, dove fece sfilare uomini vestiti da sposa. In Sardegna l’artista incentra le sue iniziative su problematiche sociali e politiche.
“Sono sardo, attento ai temi della Sardegna, come l’antimilitarismo per esempio, per cui ho dato vita a una performance contro la fabbrica di bombe di Domusnovas – ricorda Mette – o come la battaglia sacrosanta per i diritti dei lavoratori, oltre a quella portata in scena oggi. L’obiettivo è di denunciare ma anche far riflettere e riaccendere i riflettori su questioni che altrimenti rischiano di essere completamente oscurate”.