La decarbonizzazione fissata al 2025, l’assenza immediata di alternative per la produzione di energia e l’incertezza sulla metanizzazione della Sardegna preoccupano Cgil, Cisl e Uil: nel giorno in cui la sottosegretaria al Mise Alessandra Todde incontra a Cagliari l’assessora dell’Industria Anita Pili, le sigle hanno manifestato davanti alla prefettura di Cagliari.
Tutto nasce dalle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte in occasione della sua ultima visita a Cagliari: gelo sul metano e rilancio invece dell’eletrodotto Sicilia-Sardegna, e nessuna apertura per lo slittamento al 2030 per l’addio al carbone, come vorrebbero la Regione e le grande industrie sarde energivore, Sider Alloys (ex Alcoa) ed Eurallumina in testa. Una delegazione guidata dai segretari generali confederali, Michele Carrus (Cgil), Gavino Carta (Cisl) e Francesca Ticca (Uil) è stata ricevuta dal prefetto Bruno Corda a conclusione del presidio. A lui è stato chiesto di “portare all’attenzione del presidente Conte le istanze dei sardi sul tema energetico”, ricordando che l’Isola è l’unica regione d’Italia a non disporre ancora del metano.
“L’obiettivo – si legge nel documento presentato al prefetto – è approfondire, in sede politica e tecnica, le migliori soluzioni condivise, prevedendo le dovute integrazioni al Piano nazionale Energia e Clima che dovrà passare al vaglio della Commissione europea entro dicembre, prima che vengano assunte unilateralmente decisioni dannose e, forse, irreparabili”. Cgil Cisl e Uil considerano inoltre “dannose per l’interesse della Sardegna e per gli stessi obiettivi ambientali previsti nel piano energetico regionale, le ipotesi alternative alle quali ha fatto riferimento lo stesso presidente Conte nella recente visita in Sardegna”, come “il nuovo elettrodotto sottomarino di interconnessione dell’Isola con la Sicilia” o “l’idea di ricorrere all’impianto di soli depositi costieri di Gnl al servizio di reti locali isolate”.