Una riduzione del cuneo che potrebbe portare almeno 500 euro in più ai lavoratori nel 2020, con l’impegno di arrivare poi a 1000 euro. Ma anche una ‘rivoluzione’ dei ticket sanitari, con il costo che sarà in base al reddito e al nucleo familiare. “Pagherà di più chi ha di più”, spiega il ministro Roberto Speranza che sta preparando un ddl ad hoc. E in più, oltre un tetto di spesa, le cure saranno gratis. E’ l’impronta ‘sociale’ della politica economica giallorossa, che scommette molto, per raggiungere gli obiettivi indicati nella nota al Def, su 7 miliardi di lotta all’evasione. Nel documento si mette nero su bianco che, oltre i 14 miliardi di extradeficit, la metà delle nuove risorse arriverà dall’emersione del nero e dalla caccia alle frodi del fisco.

Una cifra “fantasiosa” e “scritta sull’acqua”, attaccano le opposizioni, difesa però con convinzione dall’esecutivo. Le nuove risorse (gli altri 7 miliardi arriveranno da un mix di spending review, taglio ai sussidi ambientali e altri interventi fiscali) serviranno anche al blocco integrale degli aumenti Iva per 23 miliardi.

“Ancora oggi sui giornali – fanno sapere da M5S – sentiamo parlare di ‘rimodulazione’ dell’IVA. Lo ribadiamo per l’ennesima volta: no a giochini e giri di parole, l’IVA non deve aumentare. Questo governo nasce su due principi fondanti: il blocco dell’iva e il taglio dei parlamentari. Se uno dei due viene meno, allora si perde il senso di questo governo“.

“Nel Def c’è scritto chiaramente che gli aumenti dell’Iva saranno sterilizzati – afferma la viceministra all’Economia, Laura Castelli, in un’intervista a La Stampa – ma il dibattito innescato sull’Iva dimostra che il problema esiste. Non è ragionevole che sulle patatine fritte ci sia l’imposta al 4%. O che sia al 10 quella sui prodotti da collezione. Tabù non ce ne devono essere, su nulla. Se il Parlamento riterrà opportuno fare un dibattito durante l’iter della Finanziaria, è liberissimo”. Secondo Castelli, infatti, “ci sono aliquote che devono scendere”, e spiega: “nei mesi scorsi abbiamo tentato senza successo di abbassare ‘imposta sugli assorbenti femminili. E’ indegno che si debba pagare il 22% su un prodotto del genere”. E sulla riduzione dello spazio, senza aumenti Iva, per abbassare le imposte sul lavoro dipendente, la viceministra dissente e chiarisce: “abbiamo programmato 50 miliardi di investimenti, l’inizio del taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente, confermeremo tutti gli incentivi fiscali di riconversione degli edifici: da quello per le ristrutturazioni agli ecobonus”. Quello che Castelli, invece, avrebbe voluto nella prossima manovra “è l’assegno unico per le famiglie”. Che però non ci sarà perché “governare non è una cosa semplice. Gli uffici non sono riusciti ancora a raccogliere tutti i dati necessari”.”Lo stiamo dicendo da settimane – conclude Castelli –  basta con titoli fuorvianti e false ricostruzioni. L’Iva non si aumenta”.

Di diverso parere  il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia, che in un’intervista ad Avvenire definisce “in malafede chi difende il contante“. E per quanto riguarda le rimodulazioni Iva, “si faranno perché oggi in questa imposta ci sono situazioni ingiuste. Bisogna anche “rimettere a posto il catasto entro la legislatura, sebbene non in questa legge di bilancio, è un dovere. Chi vive a Centocelle ha il diritto di pagare in proporzione molto meno di chi vive in via Condotti. O spacciamo tutte le case come uguali? Siamo la sinistra non la destra”. Secondo Boccia, anche in questo caso “accadrà quanto già avvenuto con la fatturazione elettronica: Salvini ha protestato nelle piazze con Meloni ma poi al governo l’ha mantenuta perché è una cosa giusta”. Poi, aggiunge, “posso pure accettare che Salvini ora lanci slogan vuoti contro un’Iva più giusta, contro un catasto più giusto, contro l’incentivazione dei pagamenti elettronici. Lui fa così”. Poi, conclude, il taglio delle tasse sul lavoro “lo faremo, gradualmente ma lo faremo”.(ANSA).

I piani di rimodulazione, revisione e simili sono stati rimessi nel cassetto, e quegli incassi sostituiti dalla copertura record dell’evasione. Ma il governo non aveva mai avuto in mente aumenti secchi dell’imposta, precisa Palazzo Chigi, facendo filtrare una forte irritazione del premier, Giuseppe Conte. Al massimo si era valutata l’opportunità di una sorta di bonus-malus, con aumento dell’imposta di un punto e mezzo a chi usa il contante a fronte di un calo di 3 punti per chi paga con le carte. Incentivare la moneta elettronica rimane uno dei capisaldi della nuova lotta all’evasione, e resta sul tavolo l’idea di introdurre un sistema premiante sul modello portoghese, con meccanismi di cashback che si tradurrebbero in un’Iva più bassa sui pagamenti tracciabili. Accanto alla riduzione dell’uso del contante il faro è acceso anche sulle frodi sui crediti inesistenti e da quelle sui carburanti, da cui, secondo il viceministro all’Economia Laura Castelli, si potrebbero ricavare fino a 3 miliardi.

L’idea è di intensificare i controlli sulle pompe bianche e di agire contro il meccanismo delle società ‘teste di legno’, più note come cartiere, che acquistano all’estero aggirando l’imposta e poi rivendono in Italia (si pensa di eliminare la lettera d’intenti, che consente appunto agli esportatori abituali di acquistare prodotti petroliferi con Iva non imponibile e poi di rivenderli incassando l’Iva). Tante, comunque, le limature al documento, a partire dalla lista dei ddl collegati, nella quale non comparirà, come ha chiarito il viceministro all’Economia Antonio Misiani, la riforma del catasto che già aveva messo in allarme i proprietari di immobili.

Così come non ci dovrebbero essere sorprese per i bilanci dei Comuni, già sul piede di guerra. Quanto al taglio del cuneo, il numero due del Tesoro conferma che si dovrebbe partire a metà del prossimo anno. Le risorse saranno stanziate con la manovra (il Def indica per il 2020 2,7 miliardi, 5,4 miliardi a regime) ma l’intervento vero e proprio dovrebbe essere dettagliato con un provvedimento successivo e in tasca ai lavoratori, se la platea dovesse coincidere con chi già beneficia degli 80 euro, potrebbero arrivare 500 euro che, promette il segretario Dem Nicola Zingaretti, raddoppieranno a 1000 euro dal 2021. Nonostante le misure in favore dei lavoratori la cornice della prossima manovra non convince i sindacati, con cui pure il premier, Giuseppe Conte, si è confrontato più volte in questi mesi: “troppo debole su crescita, riforma fiscale e investimenti” dice la leader della Cisl, Annamaria Furlan, mentre per il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini vede finalmente imboccata “direzione giusta” ma “non basta”.