Export regionale in frenata in Sardegna. Nel primo semestre dell’anno in corso, al netto del settore petrolifero, il volume complessivo dell’export regionale ha segnato un calo del 1,3% rispetto allo stesso periodo 2018. Il dato peggiora (-3%) se si include anche il comparto petrolifero che, da solo, rappresenta l’82% delle esportazioni dell’Isola. Eppure, come attesta un report della Cna Sardegna, qualche segnale positivo arriva dal settore agroalimentare. In particolare il lattiero-caseario (legato principalmente all’export del Pecorino) dà finalmente segni di ripresa (+4%) dopo un triennio disastroso.

Il calo del primo semestre dell’anno arriva dopo un 2018 complessivamente positivo (+3,3%). Nei primi sei mesi del 2019 le vendite di prodotti agroalimentari sono andate in controtendenza segnando un aumento del +4% rispetto allo stesso periodo del 2018, pari a 3 milioni di euro in più, grazie ad un incremento delle vendite dei prodotti lattiero caseari. Quando si parla di export nel comparto lattiero-caseario si fa il riferimento è soprattutto al mercato del pecorino. Sotto questo profilo, rileva lo studio della Cna, si può affermare che sono state le dinamiche negative delle vendite all’estero di questo prodotto Dop (il Pecorino Romano e il Fiore Sardo) a determinare le vicende dell’intero comparto agroalimentare nel 2018.

Il calo è stato importante: considerando le esportazioni nazionali complessive di Pecorino e Fiore Sardo (il 95% del prodotto lavorato nell’Isola) si è passati dai 162 milioni del 2015 ai 124 mln del 2018. Per spiegare questa performance negativa è possibile, secondo l’ìorganizzazione, isolare due fattori: la fluttuazione dei prezzi di vendita e la scarsa diversificazione in termini di mercati di sbocco. “Il dato è significativo se si osserva che ad incrementare il dato delle vendite sono stati i prodotti lattiero caseari ed in particolare il pecorino – dicono Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario Cna -: la cosa fa ben sperare perché si tratta di un comparto che rappresenta l’unica realtà industriale regionale con una filiera “quasi” completamente locale”.