Un inasprimento delle pene per chi si macchia del reato di aggressione ai medici e sanitari durante l’esercizio della professione sanitaria e procedibilità d’ufficio contro l’aggressore anche senza la querela della persona offesa. Sono le misure di svolta per contrastare il crescente fenomeno della violenza contro il personale medico previste dal ddl per la sicurezza degli esercenti delle professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni, approvato dal Senato all’unanimità con 237 voti favorevoli.

Il provvedimento passa ora alla Camera. “Gli episodi di violenza e le aggressioni a chi lavora nel mondo della sanità sono inaccettabili – ha subito commentato su Twitter il ministro della Salute, Roberto Speranza – “Oggi dal Senato è arrivata una prima importante risposta con il voto all’unanimità. È la strada giusta su cui continuare a lavorare”.

Il ddl prevede anche l’istituzione di un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie, grazie al quale sarà possibile non solo monitorare gli episodi di violenza a danno dei sanitari ma anche promuovere studi ed analisi per poter proporre misure idonee alla rimozione dei fattori di rischio negli ambienti più esposti.

Il provvedimento approvato dal Senato modifica inoltre il codice penale per estendere al personale socio-sanitario la disciplina relativa alle lesioni gravi arrecate a pubblico ufficiale. Previste anche circostanze aggravanti quando un’eventuale aggressione avviene con violenza o minaccia. Il provvedimento è stato a lungo sollecitato da medici e sindacati, tenendo conto dei numeri in crescita del fenomeno.

Dal tentativo di strangolamento fino a stupri o vere e proprie spedizioni punitive, ma anche parolacce e insulti, il 66% dei medici, ovvero quasi 7 su 10, dichiara di aver subito un’aggressione da parte dei pazienti. Di questi, oltre due su tre sono stati aggrediti verbalmente, mentre la restante parte fisicamente. Questo quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto dal sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed.

Le aree più a rischio sono la psichiatria e il pronto soccorso, ed i pericoli maggiori si corrono nel Mezzogiorno: arriva infatti al 72% nel Sud e nelle Isole il numero di medici che denuncia aggressioni, e sale all’80% tra chi, di loro, lavora nei pronto soccorso. Quanto alle cause, i medici le attribuiscono a fattori socio-culturali, al definanziamento del Servizio Sanitario ed a carenze organizzative. Con il ddl approvato, lo Stato “è più vicino a chi lavora”, sottolineano i deputati del MoVimento 5 Stelle in commissione Affari sociali, e plaude al provvedimento anche la Fp-Cgil che però chiede ora “assunzioni e risorse”.

Dalla senatrice Paola Boldrini (Pd), inoltre, l’auspicio che “possa essere affrontato alla Camera, nell’ambito della nuova maggioranza, il tema imprescindibile dello stanziamento di risorse, visto che abbiamo purtroppo approvato un testo a invarianza finanziaria”. A chiedere maggiori investimenti finalizzati è pure il senatore di Articolo Uno Vasco Errani.