Il parco Geominerario della Sardegna non è più nella rete dei parchi mondiali garantiti dal patrocinio dell’Unesco. La lettera dell’Executive Board Unesco Global Geoparks è arrivata nelle scorse ore. Per restare nell’organismo internazionale bisognava costituire un insieme integrato e collegato nei suoi elementi costituitivi. Il Geoparco sardo ci ha provato, anche con l’aiuto della Regione, ma il board, che aveva già avvisato l’ente statale con due cartellini gialli, ieri ha emesso il suo verdetto. Nessuna porta chiusa. Ci potrà riprovare.

“Siamo arrivati solo due anni fa – dicono Tarcisio Agus e Ciro Pignatelli, rispettivamente presidente e direttore del Parco – sapevamo di avere ricevuto un compito ben arduo. Fare il miracolo di chiudere il processo, e rendere unite, collaborative e consapevoli del proprio patrimonio, tutte le aree del Geoparco Unesco. Ma, non si può creare ciò che esiste solo sulla carta”. “Questo ci hanno detto i commissari dell’Unesco: ci hanno chiesto di ridimensionare il progetto e riproporlo nelle sue reali dimensioni di Parco geominerario di grande ricchezza storica culturale e naturale”.

Una missione difficile. “Era stato premiato con il marchio Unesco – ricordano – un progetto, un’idea che aveva bisogno di essere tutta costruita: l’idea di poter ambire ad essere il geoparco più grande d’Europa. Ma già i due cartellini gialli hanno mostrato la complessità di un processo, per la cui realizzazione c’era la necessità di forti strutture politico-istituzionali ma anche di un efficiente apparato tecnico. Di assunzione di responsabilità politica (la prima che è venuta meno nell’avvicendarsi di maggioranze più o meno sensibili al progetto), ma anche di una condivisione e collaborazione totale di tutte le aree che, sulla carta, formano il grande progetto Unesco”. La battaglia continua. “Ce la stiamo mettendo tutta per dare al Parco una dignità di Ente autonomo, motore di una valorizzazione del patrimonio storico e ambientale di cui la Sardegna deve essere fiera rappresentante”.

“L’esclusione del Parco geominerario dalla rete mondiale dell’Unesco è il risultato di una totale mancanza di programmazione e di un’evidente inadeguatezza nella gestione di chi ci ha preceduto alla guida della Regione”. Lo afferma l’assessore regionale della Difesa dell’Ambiente, Gianni Lampis, commentando la decisione annunciata dall’Executive board dell’Unesco sul Geoparco sardo.

“È una scelta che ci amareggia – aggiunge l’esponente della Giunta Solinas – ma che purtroppo non ci coglie impreparati. Appena insediata la Giunta abbiamo cercato di rimediare in pochissimo tempo all’immobilismo che ha caratterizzato i cinque anni di governo del centrosinistra. Il danno però ormai era già stato fatto e abbiamo solo potuto assistere, dopo gli avvertimenti formali, all’annuncio ufficiale di una bocciatura che ridimensiona, almeno per il momento, un progetto ambizioso per il rilancio del territorio nel quale continuiamo a credere. Ora – conclude Lampis – bisogna ripartire, con la forza delle idee e della buona politica, perché non venga disperso l’enorme patrimonio minerario, storico e ambientale, grande ricchezza della nostra Isola e simbolo di gran parte della sua storia, dai tempi più antichi”.

“L’ultimo ‘regalo’ della Giunta Pigliaru e dei Governi Pd è l’esclusione del Parco Geominerario della Sardegna dalla rete mondiale Unesco, un danno materiale ma soprattutto d’immagine per una comunità e un territorio che sta lavorando per risollevarsi”. Così il deputato di Fdi Salvatore Deidda che annuncia una interrogazione al Governo per chiedere un pronto intervento e un sostegno all’Assessore dell’ambiente e alla Regione. “Una Istituzione da sempre governata dalla sinistra che l’ha usata per sistemare i propri esponenti senza però poi governarla e dargli l’importanza che merita – aggiunge – I responsabili dovrebbero dare le dimissioni e se questo non accade spero e auspico una leale collaborazione tra Regione e Governo per lavorare insieme e risollevare le sorti di un sito importantissimo”.