“Le carceri sarde vengo utilizzate per alleggerire i penitenziari della Penisola: negli ultimi quattro mesi il numero dei detenuti è aumentato del 6,19%, passando da 2.148 a 2.281. In crescita anche gli stranieri, da 653 a 704”. La denuncia arriva da Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, che ha analizzato gli ultimi dati diffusi dal ministero della Giustizia relativi alla situazione detentiva nell’Isola al 31 agosto scorso.

“Questi numeri – spiega – documentano come la Sardegna venga utilizzata per alleggerire altre strutture penitenziarie d’Italia, facendo venir meno il principio della regionalizzazione della pena. Occorre ricordare che i detenuti sardi sono 1.086”. A soffrire sono le case circondariali di Cagliari-Uta, con 578 detenuti per 561 posti di capienza massima, e di Sassari-Bancali (473). “Si tratta di 1.051 persone, molte con gravi problematiche psichiche – sottolinea Caligaris – concentrate in due istituti dove peraltro il numero degli operatori penitenziari è insufficiente per garantire interventi riabilitativi e di reinserimento sociale. Alla carenza di personale si aggiunge quella dei direttori. Sono ancora cinque per dieci istituti, quasi tutti con doppi e tripli incarichi ulteriormente aumentati durante l’estate”.

Una situazione potenzialmente esplosiva che “non sembra essere all’attenzione dei parlamentari sardi – attacca la presidente dell’associazione. Di qui l’appello “per un serio intervento” del governatore Solinas affinché “l’isola non sia più considerata dal dipartimento dell’amministrazione penitenziaria un luogo di smistamento”.