Via alla cassa integrazione per i 210 lavoratori della Cict, principale terminalista del settore container al porto canale di Cagliari. Ma non tutti sono d’accordo. La Usb Lavoro Privato non ha firmato gli accordi di cassa sottoscritti all’Assessorato regionale del Lavoro e ratificati poi in sede ministeriale. “La decisione – si legge in una nota – è collegata alla presa d’atto che dietro gli ammortizzatori sociali in realtà non ci sarà alcun rilancio del Porto, e parte di tali ammortizzatori sociali saranno, di fatto, pagati dagli stessi lavoratori”.
“Si è concesso – insiste l’Usb – all’azienda di assorbire (leggasi: non pagare) l’indennità del preavviso ai lavoratori. Questo per superare lo stallo rappresentato dalla dichiarata impossibilità aziendale di pagare il contributo obbligatorio di cassa del 9%. In parole povere: lo pagheranno i lavoratori. La Usb LP ha ritenuto da subito inaccettabile una tale condizione che andava a sommarsi alla perdita del posto di lavoro, perché non va dimenticato che qui si parla di perdita del lavoro, nonostante i proclami di vittoria e di salvataggio che vengono in queste ore diramati in ogni direzione”.
La posizione del sindacato è netta: “Si deve riconoscere con estrema sincerità – così termina la nota – che “il porto è ufficialmente morto, e il suo funerale è stato festeggiato come se fosse un matrimonio. La realtà è la fine di un porto strategico per il passaggio delle merci e la perdita di oltre 200 posti di lavoro”.