Ci vorrà circa un mese per conoscere l’esito della prova del guanto di paraffina, il cosiddetto Stub, eseguito dagli specialisti del Ris dei Carabinieri su un uomo di Genoni, indagato nell’inchiesta aperta dalla Procura di Cagliari per l’omicidio del compaesano Roberto Vinci, l’allevatore di 48 anni freddato con due fucilate la sera del 20 agosto scorso nei pressi del suo podere. Lo si apprende da ambiti investigativi dopo il prelievo del campione a carico del sospettato, alla presenza del suo difensore, avvocato Luigi Porcella.

In queste settimane gli specialisti del Ris verificheranno se sulle mani o sugli indumenti dell’uomo siano presenti o meno tracce recenti di polvere da sparo. Al momento il riserbo è massimo sia sul nome dell’indagato sia sugli elementi che hanno portato gli inquirenti a concentrarsi su di lui. L’indagine coordinata dalla Pm Nicoletta Mari è affidata ai carabinieri del nucleo investigativo di Nuoro, guidati dal maggiore Michele Cappa. A loro spetteranno le nuove convocazioni di testimoni, la ricerca di tracce sul luogo dell’agguato mortale e il lavoro di scavo nel passato burrascoso della vittima, dove potrebbe nascondersi il movente. Tra i precedenti di Vinci, spicca la condanna a 30 anni – ridotta a 20 in appello – per una rapina a un distributore di benzina avvenuta nel gennaio 2002 e finita nel sangue.

Il 20 agosto scorso, l’allevatore era stato sorpreso dal killer mentre in bicicletta stava rientrando a casa dal suo terreno. Aiutato da una leggera pendenza della strada, aveva pedalato per altri 300 metri prima di cadere e accasciarsi sul ciglio. Il primo a soccorrerlo era stato un allevatore di passaggio: a lui, e poi ai medici del 118, Vinci aveva raccontato di essere stato colpito da un uomo incappucciato e vestito di nero; secondo alcune fonti, ne avrebbe svelato anche il nome. Alle 2.30 del mattino, dopo il ricovero all’ospedale Brotzu di Cagliari, il suo cuore aveva cessato di battere.

Omicidio a Genoni: spunta un indagato