Istituito con una legge regionale nell’agosto dello scorso anno, il reddito di libertà – misura di sostegno per favorire l’indipendenza economica, l’autonomia e l’emancipazione delle vittime di violenza domestica – è ancora al palo. Lo denuncia la consigliera regionale del Movimento 5 stelle, Carla Cuccu, che ha presentato un’interpellanza per chiedere l’emanazione dei decreti attuativi della legge.
“Con le legge regionale n.33 del 2 agosto 2018 la Regione Sardegna ha istituito il reddito di libertà. Una misura di sostegno per favorire l’indipendenza economica, l’autonomia e l’emancipazione delle vittime di violenza domestica che si trovano in condizioni di povertà e con figli minori. Condizione per la concessione dell’aiuto è la partecipazione a un progetto che ha per obiettivo proprio il raggiungimento dell’autonomia delle assistite. Si tratta di una legge fondamentale di questi tempi tristemente segnati dai casi di violenza sulle donne, ma che purtroppo, non può essere applicata perché mancano i decreti attuativi. L’intervento della Regione – sostiene Cuccu – è perciò urgente: questa legge rappresenta un aiuto concreto per tutte le donne che loro malgrado si trovano avvolte nella spirale della violenza economica e, talvolta, di conseguenza, di quella fisica. Occorre dare una mano a queste donne, dare attuazione alle legge 33 del 2018. Occorre farlo subito”.
“La legge – prosegue l’esponente del M5s – prevede la possibilità di attivare intese e protocolli con i Ministeri e le associazioni ma soprattutto prevede degli incentivi specifici per le imprese che assumono le donne vittime di violenza. Le imprese, inoltre, saranno esentate dal pagamento delle imposte regionali per un anno”. Cuccu ricorda l’impegno preso dal presidente della Regione Christian Solinas con la firma della Carta di impegni per la Parità e “fiduciosa nella volontà di guardare a un futuro paritario per tutte le donne e tutti gli uomini”, chiede all’assessore della Sanità, Mario Nieddu, di intervenire con l’emanazione dei decreti attuativi “per il bene di tutte le donne che soffrono ma anche dei loro figli”.