Una pioggia di rinvii a giudizio è stata disposta dal Gup del Tribunale di Cagliari, Nicola Clivio, che ha accolto le richieste del pubblico ministero Marco Cocco al termine dell’udienza preliminare scaturita dall’inchiesta sullo scandalo Igea, la società in house della Regione Sardegna che si occupa delle bonifiche e della messa in sicurezza dei siti minerari dismessi. Chiuse le indagini, davanti al giudice erano finiti in 71. Un gruppetto ha chiesto l’abbreviato che verrà discusso il 24 settembre, ma oggi il giudice ha ordinato il processo – che inizierà il 22 novembre davanti alla Seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari – per tutti gli imputati che non hanno chiesto rito alternativi.
Tra questi anche il leader dell’Udc, Giorgio Oppi (difeso dall’avvocato Gianluca Aste) che dovrà rispondere di peculato e voto di scambio, anche se è caduta una delle contestazioni di quest’ultimo reato legata alla cessione di una vetrinetta.
Andranno a processo anche l’ex presidente dell’Igea Giovanni Battista Zurru, l’ex sindacalista Marco Tuveri, la dipendente Daniela Tidu, e il nipote di Oppi, Enrico. Definitivamente prosciolto invece un secondo sindacalista, Mario Cro (difeso da Riccardo Schirò), per il quale il pm Cocco aveva chiesto il non doversi procedere dopo una memoria difensiva e ulteriori accertamenti compiuti dalla Procura. Hanno invece già patteggiato un anno e due mesi Fulvio Farci (difeso da Herika Dessì) e un anno e quattro mesi Francesco Pissard (assistito da Francesco Secci). Il fascicolo sull’Igea era stato aperto nel 2012, nel 2015 l’arresto – su ordine di custodia cautelare – dell’ex presidente Zurru, finito ai domiciliari, e dell’ex sindacalista Tuveri, mandato in carcere a Uta. Inizialmente erano state iscritte nel registro degli indagati 63 persone.
Poi, però, nel gennaio 2016 il pm aveva notificato 95 avvisi di conclusione delle indagini. Stando alle accuse, dall’azienda sparivano carburante, attrezzature e materiali, ma il sistema era più ampio e gli inquirenti hanno ritenuto che venissero truccati gli appalti e si dessero contratti a termine o lavori urgenti in cambio di voti.