“Cagliari è una realtà dove non c’è mai stata una tradizione artistica o di genere linguistico dell’arte, qualche individualità sostenuta da politica e mercato e nient’altro, questo anche nel nome di un’Accademia di Belle Arti mai nata, Cagliari non è mai stata una realtà d’avanguardia nella ricerca artistica, non c’è mai stata un’Accademia a stimolarla e poi si affermata un’idea di mercato a rendere l’idea di cosa debba essere un artista qualcosa d’estremamente conservatore e a gettone.
Il mercato nel dopoguerra sembra avere affermato e sdoganato l’idea che l’artista debba non fare e fare solo se remunerato. Eppure a leggere, anche solo un Bignami o con la Garzantine, cosa sia stata l’arte del Novecento, risulta evidente che non c’è stata avanguardia, che non si sia mossa a partire dall’invenzione visiva e dall’eccellenza manuale, determinata e mossa da luoghi presenziati d’Accademie di Belle Arti.
Tutta la storia dell’arte moderna e contemporanea si è alimentata (e continuerà a farlo) del conflitto dialettico tra l’Accademia e gli artisti residenti in formazione, è una storia di profezie e di visioni, ma a Cagliari i profeti si rinnegano, l’assenza di un’Accademia di Belle Arti a Cagliari alimenta frustrazioni e solitudini in giovani menti creative in formazione, questa è la vera sfida per svecchiare Cagliari, darle quello che non ha mai avuto, la scuola, la tradizione, il confronto serrato tra vecchi Maestri conservatori e giovani menti che a partire dal loro insegnamento sappiano guardare oltre in un tempo mutato, connettere tradizione e avanguardia. Con quale faccia, in queste elezioni politiche comunali, si parla d’arte contemporanea residente, in un territorio metropolitano che ha manifestato a oggi, la sua incapacità storica a istituzionalizzare i linguaggi dell’arte residente come istituzione prima che tradizione?
L’Accademia a Cagliari è la sfida e la messa in discussione di una memoria che vuole quella dell’arte contemporanea essere diletto e non professione, un falso storico e fuori dal tempo che Cagliari non merita, la propria memoria artistica va elevata a linguaggio e ricerca da connettere al contemporaneo, Murales e Sculture su pietra possono essere fuori dal tempo e nel proprio tempo; non si può coltivare a Cagliari la sola idea d’arte imposta e determinata dal mercato, deve esserci una visione formativa che consenta anche alla posterità di consegnare al futuro ricerche e visioni d’artista che meritano l’eterno presente della visione e dell’attenzione.
Accademia a Cagliari oggi vuole dire, messa in discussione di valori imposti dal mercato, è ricerca dinamica di “pietra filosofale” creativa, è elaboratore d’affermazione della propria diversità, è incanalare ego destinati a selfie debordanti con l’arte di spalle sullo sfondo e mai osservata.
A Cagliari l’Accademia sarebbe nuovo paradigma della visione e della conoscenza, sarebbe atmosfera di teorie d’artisti che viaggiano con loro nella comunità, sarebbe la comunità che si rifletterebbe in quel generatore di paradigma riconoscendosi. Sarebbe costringere quel vecchio radicamento di poteri, che determinò negli anni settanta-ottanta, che quella che passava per essere avanguardia artistica Cagliaritana, non vedesse bene l’idea di un’Accademia, temeva il confronto con l’altrove, temeva di vedersi rovinata la piazza, evocando per questo cattive letture di Marinetti (Accademico d’Italia); riteneva le Accademie inutili perché l’arte d’Avanguardia doveva partire da zero, eludendo come tutte le Avanguardie storiche s’innalzano sulla Storia dell’Arte a partire da basi e pilastri Accademici, sono le Accademie a muovere negli artisti la ricerca di senso.
Un tempo le avanguardie erano uno schiaffo al gusto del pubblico, oggi il gusto del pubblico è eterodiretto dal mercato, capite quanto sia necessaria per una formazione che determini avanguardie e movimenti di ricerca, l’Alta Formazione Artistica in una città come Cagliari?”
Mimmo di Caterino