Dopo tre anni di indagini la procura di Lanusei ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone indagate per la lunga e complessa vicenda della sparizione di 27mila provette dai laboratori Genos di Perdasdefogu, su un totale di 230mila contenenti il dna degli ogliastrini, usato per lo studio della popolazione considerata tra le più longeve del mondo.

Il pm Biagio Mazzeo, come riportano i quotidiani locali, ha depositato la richiesta di processo che il gup Nicola Clivio esaminerà nell’udienza fissata per il 12 settembre. Nel provvedimento compaiono i nomi di amministratori locali, consiglieri di Genos e SharDna, medici e collaboratori, sospettati a vario titolo di avere violato la legge sulla privacy sulla illecita trattazione di dati sensibili, ma anche di furto, peculato e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.

Gli indagati, sempre secondo i quotidiani sardi, sono Maurizio Fossarelli, primario della clinica oculistica del San Giovanni di Dio di Cagliari, dove furono ritrovate le provette; il presidente e i consiglieri di amministrazione di Genos Valter Vittorio Mura, Maurizio Caddeo, Franco Tegas (Sindaco di Talana), Mariano Carta (sindaco di Perdasdefogu), Piergiorgio Lorrai e Ercole Perino; l’amministratore unico di Longevia Tiziano Lazzaretti; gli amministratori di Shardna, Maurizia Squinzi e Mario Valsecchi e e il curatore fallimentare della Shar.Dna Renato Macciotta. A questi si aggiungono il genetista Mario Pirastu, inventore di SharDna, e la sua collaboratrice Simona Vaccargiu, sospettati di essersi impossessati delle provette contenenti il materiale biologico donato dagli ogliastrini, poi ritrovate a Cagliari.