Si è concluso, ieri sera, il ciclo di audizioni della Commissione “Attività produttive” del Consiglio regionale sulla vertenza latte.
L’organismo consiliare, presieduto da Piero Maieli (Psd’Az), ha sentito in audizione i rappresentanti di Confindustria, del Consorzio di tutela del pecorino romano, del Consorzio per la tutela del pecorino sardo dop e del Consorzio per la tutela del Fiore sardo dop.
Secondo Confindustria il problema dell’oscillazione del prezzo del latte è dovuto all’eccesso di produzione.
Un esubero di circa 30-40 milioni di litri di latte che deve essere gestito e programmato affinché non crei le variazioni di prezzo che danneggiano il mercato della pecorino romano dop e, quindi, tutta la filiera. Secondo i delegati di Confindustria, Pierluigi Pinna e Giuseppe Mura, è necessario: programmare la produzione del latte, destagionalizzare il periodo che oggi si concentra da dicembre a luglio, gestire gli esuberi di latte analizzando i dati che lo stesso mercato fornisce, puntare su nuovi mercati in cui vendere il latte sardo e investire anche sulla produzione di altri formaggi diversi dal pecorino romano. Pinna e Mura hanno esortato la Commissione e l’assessore dell’Agricoltura, Gabriella Murgia, ad analizzare il lavoro fatto da realtà virtuose come la Toscana, ma anche la Spagna, che hanno affrantato il problema del latte in esubero, destagionalizzando e diversificando le produzioni. In questo modo si eviterebbe di limitare gli allevatori e si valorizzerebbe il prodotto sardo.
I delegati di Confindustria hanno confermato che non c’è, da parte loro, l’utilizzo di latte non sardo e che, attualmente, stanno pagando 0,74 centesimi al litro ai produttori. Un impegno che hanno sottoscritto e che stanno portando avanti, ma che li ha anche esposti a un’indagine da parte dell’Antitrust. I delegati di Confindustria hanno anche evidenziato che il settore presenta una eccessiva frammentarietà dell’offerta a fronte di una domanda aggregata.
Pinna e Mura hanno auspicato di ricreare un dialogo costruttivo tra tutti gli attori della filiera per tornare a lavorare serenamente nell’ottica di una sempre maggiore valorizzazione del latte e del formaggio prodotto in Sardegna.
La Commissione ha poi sentito i rappresentanti del Consorzio di tutela del pecorino romano, del Consorzio per la tutela del pecorino sardo dop e del Consorzio per la tutela del Fiore sardo dop. Secondo i dati in loro possesso la situazione ideale per la tenuta del comparto del Pecorino romano è la produzione di 20mila quintali al mese e hanno convenuto sul fatto che la maggiore offerta sul mercato della produzione del 2018, pari a un più 22%, ha creato le condizioni per il crollo del prezzo. “E’ stato però registrato nel primo bimestre del 2019 – ha sottolineato Salvatore Palitta, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino romano – un aumento dell’export del 15% dei volumi, anche se il valore è rimasto stabile per via del mercato Usa, principale sbocca commerciale per il Pecorino romano. Questo perché l’estrema variabilità della produzione ha causato una conseguente variabilità del prezzo medio sul mercato, che risulta altamente speculativo”. Tra le principali proposte del Consorzio: la modifica del disciplinare di produzione, con la definizione della procedura per limitare alle razze ovine autoctone, presenti nei territori delimitati, la produzione di latte destinato alla Dop, e l’inserimento del Consorzio all’interno del Comitato paritetico di filiera, oltre alla ricerca di altri mercati di sbocco.
La situazione del Consorzio per la tutela del pecorino sardo dop e del Consorzio per la tutela del Fiore sardo dop è più florida perché soffre meno l’andamento del prezzo del latte, in quanto si tratta di formaggi che possono essere prodotti e commercializzati tutto l’anno. Anche Antonello Argiolas, presidente del Consorzio del Pecorino sardo, e Antonio Maria Sedda, presidente del Consorzio Fiore sardo, hanno auspicato una destagionalizzazione della produzione del latte e lo sviluppo delle esportazioni in Europa e nei Paesi extraeuropei.