Lo scopriamo ciascuno empiricamente e intuitivamente quando siamo in contatto con il mare, la montagna, il verde, il cielo, un bosco, un qualunque elemento che ci riporta alla madre Terra. Non bastano evidentemente le generazioni di asfalto e cemento, di urbanizzazione senza verde a cancellare una spinta interiore così forte. Ce l’abbiamo dentro come una spinta che ha solo bisogno di un piccolo incoraggiamento per riemergere in tutta la sua potenza. Si chiama biofilia l’innata tendenza a provare amore per la Natura, senso di connessione con l’ambiente. Marcella Danon, che insegna ecopsicologia all’Università della Valle d’Aosta, autrice di vari libri sul tema, nell’ultimo ‘Clorofillati’ (Feltrinelli Urra) racconta come siamo in presenza di un ‘deficit di Natura’, come l’educatore americano Richard Louv ha definito una sindrome che descrive i rischi di un’educazione avulsa dal contesto ambientale e cosa questo significhi. I bambini oggi hanno 10 volte meno libertà di movimento rispetto a solo due generazioni fa e questo vuole dire anche che hanno meno opportunità di confrontarsi con la scoperta del mondo in autonomia essendo come è noto la Natura una scuola di vita. La dimistichezza con il dinamico e sorprendente mondo naturale allena a competenze vitali nella vita delle società umane – resilienza, intelligenza emotiva,spirito di iniziativa, pensiero sistemico, azione sinergica e quando viene a mancare lascia dei vuoti importanti. Negli adulti il deficit di Natura è amplificato nel mondo occidentale da uno stile di vita che comprende la routine casa-ufficio e poco altro. La biofilia è la chiave per superare la crisi e i rischi connessi all’attuale disconnessione della Natura. “E’ la garanzia – scrive la Danon – che non dobbiamo imparare nulla di nuovo ma solo ritrovare ciò che è dentro di noi”. La biofilia, definita così da Erich Fromm e poi dal sociobiologo Edward Wilson, ha oggi un valore: permetterci di riconoscere che abbiamo già la capacità di prenderci cura della vita e di costruire relazioni profonde anche con il mondo non umano. Ne La voce della Terra, lo storico Theodore Roszak delinea le basi dell’ecopsicologia e mette in risalto che al livello più profondo della mente umana troviamo un inconscio ecologico.“Questa è la buona notizia – dice Marcella Danon – la saggezza ecologica che ci ha permesso di sopravvivere così a lungo sulla Terra, il senso di fiducia, rispetto, amore nei confronti del mondo che è indispensabile oggi sono già in noi. Lo psicologo americano Hodward Gardner parla di intelligenza naturalistica, presente in chi sente un forte legame con la terra, coltiva le piante, si prende cura degli animali, è quel tipo di intelligenza che porta a scegliere professioni di giardiniere, geologo, biologo, agricoltore. Daniel Golemann parla di intelligenza ecologica, parte del nostro potenziale innato. Messa in pratica l’intelligenza ecologica si traduce in consumo consapevole, impegno sociale e capacità di gestione della complessità. I problemi ecologici attuali sono tali che non possono essere affrontati da un solo individuo – anche se ciascuno può fare la propria parte (- leggi Siamo tutti Greta, 10 azioni per il clima che fanno la differenza) ma richiedono collaborazione di diverse competenze.
Nel suo libro Terra-Patria il sociologo Edgar Morin ci invita ad assumere lacittadinanza terrestre, la nostra comunità di destino. L’identità terrestre diventa così il prossimo traguardo della coscienza umana: “l’educazione del futuro dovrebbe insegnare un’etica della comprensione planetaria”. Allo stesso orizzonte punta il teologo della liberazione Leonardo Boff con l’espressione ‘coscienza planetaria’ invitando ad un paradigma civilizzatore più amichevole nei riguardi della Natura e più rispettoso della Terra.
L’ecologo e teologo Thomas Berry parla di era ecozoica, una società basata sul rapporto di cura, rispetto e riverenza verso il dono della Terra: “il futuro sarà deciso o da quelli impegnati al Tecnozoico – un futuro di crescente sfruttamento della Terra come risorsa, tutto a vantaggio degli umani – o da quelli impegnati all’Ecozoico, una nuova modalità di rapportarsi con la Terra”.
Tra i tanti pensatori contemporanei che hanno lanciato messaggi forti in questa direzione non si può, sottolinea la Danon, non citare papa Francesco. Laudato Si. Enciclica sulla cura della casa comune, pubblicata nel 2015 è un testo chiaro e coraggioso, un invito urgente di Bergoglio al dialogo sul “modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta”.
La giovane attivista svedese Greta Thunberg, con i suoi FridaysForFuture ha avuto il merito di far finire il tema ambiente ai primi posti dell’attualità: intelligenza ecologica, coscienza planetaria, impegno collettivo per il consolidarsi di un’evoluzione dell’umanità verso una cittadinanza terrestre, verso una cittadinanza ecologica sono alla base di quella che oggi è diventata la lotta globale per salvare la Terra e dunque noi stessi. Non è da sola: in tutto il mondo il movimento ambientalista sta avendo una nuova affermazione, con diverse componenti come gli Extinction Rebellion, un’ala radicale che sta proponendo azioni di protesta eclatanti (come i warriors di Greenpeace storicamente), non-violente e di disobbedienza civile.
Cambiamento climatico, biodiversità, questione dell’acqua, principio del bene comune, governance degli oceani, autosufficienza locale come modello economico, ricerca di nuovi stili di vita, educazione all’alleanza tra umanità e ambiente sono i temi di attualità che riportano all’inizio: siamo nella Natura, abbiamo bisogno della Natura per stare bene noi e per ritrovare le coordinate della nostra evoluzione come specie.