Giusy Stellino, già vicaria del questore di Nuoro, è la prima donna questore in Sardegna: da martedì 26 marzo andrà a ricoprire l’incarico nella sede di Oristano. Lo ha deciso oggi il Dipartimento di Pubblica Sicurezza nell’ambito di un più ampio movimento di questori e dirigenti a livello nazionale. “E un’emozione fortissima – commenta Stellino – noi dipendenti della Polizia di Stato lavoriamo tantissimo per questo risultato, averlo raggiunto per me è una grandissima soddisfazione. Avere avuto come sede Oristano poi mi ha resa doppiamente felice: non sono sarda ma ho un legame fortissimo con l’isola e voglio continuare a fare il mio lavoro in questa terra”.
Giuseppina Maria Rita Stellino, 55 anni, originaria di Busto Arsizio (Milano), è arrivata a Sassari a cinque anni per il lavoro del padre, dirigente della Petrolchimica di Porto Torres. A Sassari si laurea in Giurisprudenza e subito dopo supera il concorso ed entra nella Polizia di Stato. La prima destinazione della sua carriera è Milano dove lavora al servizio Volanti. Poi approda a Roma, prima alla Dia (Direzione investigativa antimafia), successivamente nel servizio di scorta del presidente della Camera dei deputati e nel Servizio investigativo della polizia delle comunicazioni. Ma la brillante carriera di Giusy Stellino si è sviluppata in gran parte a Sassari dove ha lavorato al comando della Squadra volante, mostrando grandi qualità investigative ed umane alla guida della Squadra mobile e con ottimi risultati nella lotta alla criminalità. Ad arricchire il suo curriculum, ha contribuito anche l’esperienza lavorativa accumulata in questi anni a Nuoro come vice questore vicario.
Essere donna e con grandi doti umane per Giusy Stellino in una carriera considerata “da uomini” non è mai stato un ostacolo: “All’interno della Polizia di Stato non ho mai avuto difficoltà in quanto donna, per il resto credo che il mio approccio sia umano a prescindere dal sesso. Non nego che quando si è trattato di lavorare con i casi di violenza domestica, quindi con donne e bambini in condizioni di difficoltà, il fatto che un dirigente della Mobile fosse donna è stato rassicurante per queste vittime e ha facilitato il lavoro per entrambe le parti”.