Il Terminal Container del Porto Industriale di Cagliari vive un periodo di profonda crisi: il traffico contenitori è in calo vistoso, con il 2018 chiuso a circa 215.000 Teu (l’unità di misura dei container): -50% rispetto ai 430.000 contenitori del 2017, anno che aveva già visto un calo del 36% rispetto ai volumi del 2016. Il 2019 non promette nulla di buono, i primi due mesi dell’anno dimostrano una proiezione su base annua di un ulteriore -42% rispetto al 2018. Nel complesso, analizzando il periodo 2016 – proiezione 2019, il tracollo si attesta a -82%.
La denuncia è della Uiltrasporti Sardegna che sottolinea la crisi del terminal cagliaritano “che pare essere stato abbandonato dallo stesso gestore”. “Da oltre un anno i vertici del Terminal Container del Porto Industriale di Cagliari – denuncia la Uil Trasporti – lavorano fuori sede o direttamente da Cagliari per gli altri terminal del Gruppo Contship, portando all’esterno il know-how professionale senza che via sia alcuna ricaduta positiva per il Terminal di Cagliari.
Il Direttore Generale del terminal – si legge nel report – sta a Cagliari per soli 3 giorni al mese per poi partire alla volta di Tangeri e sviluppare il terminal marocchino. Lo stesso avviene per il Direttore Tecnico, quello amministrativo e per varie altre professionalità che da tempo vanno a spendere la esperienza lontano dalla Sardegna e continuano a favorire la crescita e lo sviluppo di porti concorrenti, ma facenti capo allo stesso azionista di maggioranza”.
E se da una parte il traffico Teu è in picchiata su Cagliari con l’80% di contenitori in meno tra il 2016 e la proiezione 2019, al contrario è in netto aumento il traffico negli altri Terminal del Gruppo Contship-Eurogate nel Mediterraneo, in particolare quelli di Tangeri e La Spezia. “Nel periodo 2016 – 2018 il Terminal Contship-Eurogate di Tangeri ha visto aumentare i propri traffici di oltre il 23%, passando da circa 1.100.000 teu a 1.400.000. Stessi numeri per La Spezia – spiega la Uil Trasporti, con circa +20%.
Al contrario Gioia Tauro e soprattutto Cagliari hanno registrato un netto calo dei volumi di lavoro, rispettivamente -15% e -68% nel periodo 2016 – 2018. Per lo scalo sardo il 2019 si profila ancora in negativo, al netto di auspicabili inversioni di rotta, tanto annunciate dai vertici aziendali, ma che a oggi restano vuote di contenuti”. “Sono numeri enormemente negativi che rischiano di decretare il tracollo dello scalo sardo, e che non possono vedere il sindacato subire in silenzio”, spiega William Zonca, segretario della Uil Trasporti Sardegna che nei mesi scorsi aveva chiesto formalmente al Ministro dei Trasporti l’apertura di un tavolo per analizzare la situazione del Porto di Cagliari.
“Siamo ancora in attesa di risposte, mentre tutta la politica tace”, spiega. “Le maestranze del porto di Cagliari vivono da tempo grazie agli ammortizzatori sociali – afferma Zonca -: la Compagnia dei Lavoratori Portuale è fallita, mentre varie imprese dell’indotto hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione e ai Contratti di solidarietà. La situazione non è più sostenibile”. “In un contesto in cui il Porto Canale di Cagliari ha i migliori requisiti in termini di posizione geografica, perfettamente baricentrica nel Mediterraneo Occidentale, vorremmo capire da Contship Italia – prosegue il segretario di Uil Trasporti – quali siano le vere intenzioni del Gruppo e della sua casa madre, la Tedesca Eurokai, su Cagliari, e dall’azionista di minoranza Cacip (Consorzio industriale di Cagliari, ndr) se intende continuare a esercitare un ruolo di secondo piano nel terminal o farsi portavoce delle politiche di sviluppo dell’area industriale e dell’intera regione.
Non vorremmo che si stesse combattendo una lotta economico-politica in terreno italiano, da chi cerca di avvantaggiare i porti del Nord Europa o alcuni del Mediterraneo a discapito di altri come Cagliari o Gioia Tauro. Attendiamo da Contship un segnale per capire quali siano le intenzioni su Cagliari”.