No, il Cagliari non è fuori dalla lotta per la salvezza. Lo ha dimostrato ieri in due modi: con il gioco e con il risultato. Lo 0-2 con il Bologna ha ridotto le distanze dalla terzultima (la stessa squadra emiliana) di tre punti, da nove a sei lunghezze. E ha confermato il problema trasferta: l’ultima volta che in campionato la squadra di Maran ha raccolto qualcosa lontano dalla Sardegna è stata lo scorso 2 dicembre a Frosinone.

E per trovare un gol realizzato fuori casa bisogna sempre riandare al 2018: 22 dicembre, Lazio-Cagliari 3-1, su rigore. Da lì è iniziato il tremendo filotto di sconfitte esterne consecutive: i rossoblu hanno poi perso a Udine (2-0), a Reggio Emilia col Sassuolo (3-0), a Milano col Milan (altro 3-0), a Genova con la Samp (1-0). E poi ieri. Con un parziale di sei ko di fila. I numeri complessivi non cambiano la storia: nella penisola quattordici partite, una vittoria, tre pareggi e dieci sconfitte. Decisivo l’atteggiamento: le cifre raccontano che non è un Cagliari spavaldo che gioca all’attacco. Sette i gol complessivi. E, a parte la vittoria con l’Atalanta, non è mai andato in vantaggio e ha sempre dovuto rincorrere l’avversario riuscendo però a raddrizzare la gara solo con Fiorentina, Spal e Frosinone.

Un andazzo da correggere visto che di trasferte ce ne sono ancora cinque. E che le prossime due partire in casa sono con Fiorentina (venerdì prossimo) e Juventus. Quelle successive sono sulla carta più abbordabili. Ma con squadre impegnate nella lotta per non retrocedere come Spal e Frosinone. Per la partita con la Fiorentina Maran ritrova Cigarini, fondamentale per provare a giocare la palla anche a centrocampo. E un’altra buona notizia, forse l’unica di ieri, è il ritorno in campo di Birsa: per la salvezza servono, oltre ai cross per Pavoletti, anche geometri e piedi buoni.