“In Sardegna si sta scherzando con il fuoco, in caso di fallimento delle trattative non saranno solo i pastori a rimetterci ma l’intera economia, industria compresa, dell’Isola nella quale si contano circa 12mila aziende agropastorali, che allevano 2,6 milioni di pecore, corrispondenti a quasi la metà del patrimonio ovino italiano, per una produzione di oltre 3 milioni di quintali di latte”. E’ il commento del presidente di Copagri Franco Verrascina.
“A fronte di tali numeri – aggiunge – ribadiamo che la remunerazione destinata ai pastori non può essere inferiore a 1 euro al litro e rigettiamo pertanto la parte della bozza di accordo in cui viene previsto il pagamento di 72 centesimi al litro, cifra ancora inferiore ai costi di produzione stimati dall’Ismea e che rappresenta un mero acconto slegato da certezze relative all’effettivo aumento del prezzo finale”.
“Non avalleremo nessun intervento per il ritiro del prodotto se non ci saranno certezze per i produttori legate alla redditività e misure che prevedano la programmazione della produzione e la riorganizzazione del settore”, ha sottolineato Verrascina.
“Viceversa – ha concludo – sono accolte favorevolmente le condizioni tecniche e istituzionali contenute nella bozza di accordo con particolare riferimento alle misure che prevedono una rappresentanza dei pastori all’interno dei consorzi, il monitoraggio del rispetto delle quote di produzione, l’istituzione un registro telematico del latte ovi-caprino, una moratoria dei mutui, iniziative di promozione e internazionalizzazione e la nomina di un prefetto con compiti di analisi, sorveglianza e monitoraggio delle attività della filiera”.