Nel carcere di Uta il numero dei detenuti supera i limiti consentiti dal regolamento: hanno raggiunto quota 586 quando la capienza massima è di 561. Lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo diritti riforme”, commentando i dati diffusi dal Ministero che fotografano la realtà detentiva isolana al 31 gennaio 2019.

“Ancora una conferma negativa per la casa circondariale di Cagliari-Uta. Una realtà complessa in cui convivono ristretti in regime di alta sicurezza, ergastolani, detenuti comuni e circa un 30% di persone con gravi disturbi psichici, dell’umore e borderline ma dove il numero degli operatori, agenti, educatori, psicologi e psichiatri non è adeguato ai bisogni – sottolinea Caligaris – La situazione nelle altre strutture restrittive è stabile con valori prossimi ai posti regolamentari, eccetto nelle Colonie dove è evidente una significativa presenza di stranieri. In particolare ad “Is Arenas” (Arbus) 80 stranieri su 102 presenti (78,4%), Mamone-Onanì 151 su 197 (76,6%), Isili 60 su 101 (59,4%)”.

Sul fronte dei dati complessivi, nei dieci istituti dell’isola complessivamente sono ospitati 2.150 detenuti, contro una capienza di 2706: solo 1.056 sono detenuti isolani mentre i restanti 1.094 nella maggior parte dei casi sono stati trasferiti in Sardegna da altre regioni. “A caratterizzare la detenzione in Sardegna – rileva ancora Caligaris – è la percentuale di ultra settantenni. Il quadro ministeriale al 31 dicembre 2018 presenta infatti un quadro inequivocabile: mentre in numeri assoluti con 44 anziani l’isola si colloca all’ottavo posto. Il dato in percentuale la colloca al secondo posto ex aequo con l’Emilia Romagna (2%), entrambe le regioni sono precedute dall’Abruzzo (2,3)”.