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“Non faremo prigionieri”. La frase di remota memoria – denuncia Mauro Pili- è ripetuta più volte nella lettera che l’amministratore delegato di Moby Tirrenia Achille Onorato ha inviato a tutti i dipendenti della compagnia. Lo spazio – è scritto nella comunicazione ai dipendenti  – è finito per chi non si allinea”.

“Affermazioni – sottolinea il leader di Unidos-  messe nero su bianco in una lettera di fine anno da cui emerge il panico aziendale per il fallimento messo in rilievo dallo stesso Onorato su più versanti. Sono due, però, gli elementi che emergono in maniera evidente e grave: l’affermazione da aguzzini di remota memoria con la quale annunciano di non voler fare prigionieri, rivolta a chi non si allinea ai diktat aziendali, e la determinazione di fregarsene delle procedure di fusione delle due compagnie e di voler procedere di fatto all’assemblaggio gestionale e funzionale di Moby e Tirrenia”.

“I toni utilizzati nella comunicazione aziendale – evidenzia – sono raccapriccianti se si pensa al fiume di denaro pubblico che giunge dallo Stato verso queste due compagnie.
Il fatto che nessuno, dal governo al sindacato, abbia fatto sentire la propria disapprovazione per questo metodo a dir poco riprovevole, per una compagnia finanziata dallo Stato, ma sarebbe valso anche per chi non riceve fondi, è la dimostrazione di una copertura politica scandalosa”.

“Non solo emerge un linguaggio becero e minatorio – aggiunge Pili- ma si capisce quali siano le relazioni interne alla compagnia, considerato che nella lettera si bocciano senza se e senza ma tutte le direzioni aziendali escludendone solo una.
La fallimentare gestione di un presunto processo di integrazione tra le compagnie è messa nero su bianco dallo stesso amministratore delegato. È fin troppo evidente il nervosismo legato ad un indebitamento sempre crescente ( 600 milioni) con affermazioni che lasciano emergere il panico più evidente. Toni e sostanza della comunicazione devono essere immediatamente stigmatizzati dal governo che non può continuare a tacere su questa vergognosa gestione di una compagnia foraggiata da un fiume di soldi di Stato “.

Pili ha chiesto l’intervento del governo a tutela dei lavoratori e per far chiarezza sulle paventate procedure di fusione che si intendono portare avanti a prescindere dal verdetto dei giudici.

L’esponente di Unidos ha poi divulgato la lettera dell’amministratore di Moby- Tirrenia: “La comunicazione di Onorato è esplicita sul piano dell’integrazione delle due compagnie. Scrive Onorato: “La parola d’ordine con la quale abbiamo iniziato il 2018 era integrazione. Purtroppo l’obiettivo è stato parzialmente disatteso. Su questo punto non possiamo permetterci di fare prigionieri e chi non si allinea a questa necessità della compagnia per paura del cambiamento od ancora peggio per personalismi è nemico dell’azienda e di tutti i suoi colleghi. Spazio per questo tipo di persone è finito”.

Segue la bocciatura di tutte le direzioni aziendali: “Eccezione fatta per la direzione acquisti – scrive Onorato – sono insoddisfatto di tutte le direzioni, chi più chi meno, che non hanno capito od ancor peggio ha voluto non capire aldilà della casacca che si porta che siamo tutti sulla stessa barca e lottiamo per lo stesso obiettivo”.

“Sapevamo che con queste nuove iniziative – scrive Onorato – i conti avrebbero sofferto, sapevamo che sarebbe stata durissima e sapevamo che avremmo perso di fronte al mondo finanziario di credibilità”.

“La parola d’ordine per il 2018 – continua la lettera – è stata integrazione. Purtroppo sono insoddisfatto. Su questo si poteva e si doveva dare di più. Nel 2019 su questo tema non si possono accettare ulteriori rallentamenti. Su questo argomento non si possono fare prigionieri. La parola d’ordine invece per il 2019 sarà ossessione”.

Scrive ancora Onorato: “La fusione fra le compagnie del gruppo è una formalità burocratica ed al di là della data in cui avverrà a livello societario il processo va avanti ed è irreversibile. Dal primo gennaio al di là della tecnicità comportatevi come una cosa sola. Il processo è partito e non si può tornare indietro. Firmato Achille Onorato Amministratore delegato Moby spa”.

“Siamo dinanzi ad un delirio senza precedenti che deve trovare un’immediata risposta da parte del governo. Affermare che si vuole procedere alla fusione sostanziale e di fatto delle due compagnie è un atto gravissimo proprio perché Onorato deve ancora 180 milioni di euro allo Stato. Stare a guardare significa essere complici di questi metodi e di queste illegali pratiche aziendali vietate dalla stessa convenzione. Se il governo non interverrà immediatamente – ha concluso Pili – saremo costretti ad azioni durissime per fermare questa vergognosa complicità di Stato”.

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