In occasione della 52/a Giornata mondiale della Pace, che si celebrerà l’1 gennaio 2019, e alla vigilia della 32/a Marcia della pace, i vescovi della Sardegna lanciano un messaggio per la riconversione della fabbrica di bombe Rwm di Domusnovas, nel Sulcis. Un messaggio nel quale viene anche lanciato un appello alle istituzioni, alle Università alla scuola e a tutta la società civile affinché venga offerta un’alternativa ai lavoratori sardi.
“La gravissima situazione economico-sociale non può legittimare qualsiasi attività economica e produttiva, senza che se ne valuti responsabilmente la sostenibilità, la dignità e il rispetto dei diritti di ogni persona – scrivono i vescovi -. In particolare non si può omologare la produzione di beni necessari per la vita con quella che sicuramente genera morte. Tale è il caso delle armi costruite nel nostro territorio regionale e usate per una guerra, che ha causato e continua a generare nello Yemen migliaia di morti, per la maggior parte civili inermi”.
Per i prelati sardi si tratta di un “business tragico che sembra non avere nessun colpevole, poiché i vari Paesi interessati si scaricano a vicenda le responsabilità. La questione diviene ancor più lacerante, sotto il profilo etico e socio-economico, poiché tale produzione avviene in un territorio, il nostro, tra i più poveri del Paese, ancora privo di prospettive per il lavoro – osservano – Cosi ai nostri operai si offre uno stipendio sicuro, ma essi devono subire l’inaccettabile per mancanza di alternative giuste e dignitose. Sentiamo il dovere di dire no a tutto il business delle armi, in Sardegna e nel Paese intero”.
Per questi motivi i prelati sardi sollecitano “un serio sforzo per la riconversione di quelle realtà economiche che non rispettano lo spirito della nostra Costituzione (art. 11), del Trattato sul commercio delle armi dell’ONU del 2 aprile 2013 (Arms Trade Treaty – ATT), ratificato dall’Italia come primo Paese UE, e della legge italiana 185/1990, che proibisce esportazione e transito di armi ‘verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani'”.