Un grande evento espositivo per esprimere un concetto inequivocabile: la centralità della Sardegna come punto di osservazione verso l’esterno, avamposto delle connessioni tra le varie culture che si sono sviluppate nel Mediterraneo. Si intitola non a caso “Le Civiltà e il Mediterraneo” la mostra che sarà aperta dal 31 gennaio 2019 nelle sedi del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e di Palazzo di Città. L’esposizione è il primo frutto della collaborazione pluriennale siglata dall’assessorato regionale al Turismo con il Museo Ermitage di San Pietroburgo e sottoscritta da Mibac, Polo museale sardo, Comune di Cagliari, Fondazione Sardegna.
I dettagli sono stati illustrati dalla direttrice del Polo museale, Giovanna Damiani, il direttore del Museo Archeologico, Roberto Concas, alla presenza del governatore Francesco Pigliaru e dell’assessora al Turismo Barbara Argiolas. Fulcro della mostra curata, tra gli altri, da Yuri Piotrovsky del Museo statale Ermitage e Manfred Nawroth del Pre and Early History-National di Berlino, è un complesso di 550 reperti: il nucleo centrale (120 opere) è dedicato all’archeologia preistorica sarda, mentre gli altri rappresentano le diverse civiltà del Mediterraneo e provengono da diversi musei: l’Archeologico Nazionale di Napoli, il Bardo di Tunisi, l’Archeologico di Salonicco, il Museo di Berlino e, appunto, l’Ermitage di San Pietroburgo.
L’allestimento porta la firma di Angelo Figus. “Quest’anno – spiega – più che mai il Mediterraneo è stato agitato da correnti culturali e politiche che avranno tante ripercussioni socio-economiche su scala globale. La mostra rappresenta la fluidità dello scambio, il Mediterraneo come via e argine, come possibilità e limite allo stesso tempo”.
“Siamo consapevoli che la Sardegna ha un’eredità archeologica molto importante – sottolinea Pigliaru – e deve avere una visibilità crescente, perché ha tanto da offrire. E’ fondamentale condividere questa eredità il più possibile perché l’archeologia è uno dei grandi attrattori dell’Isola”. “Stiamo mettendo al centro il nostro patrimonio archeologico e culturale in un contesto di misurazione e confronto con tutte le aree del Mediterraneo – conferma Barbara Argiolas – oggi parlare di archeologia significa accendere i riflettori sulla nostra originalità più vera e riconosciuta”.