Cinquanta lavoratori dell’ex gruppo Secur, che gestiva il servizi di vigilanza e portierato per l’Ats e per l’Aou di Sassari, hanno iniziato lo sciopero della fame e si sono accampati in piazza d’Italia, davanti alla sede della Prefettura, per difendere il diritto al lavoro. Da ieri stanno ricevendo le lettere di licenziamento, dopo che il servizio per la vigilanza e il portierato delle strutture sanitarie pubbliche sassaresi è stato assegnato tramite il Centro di committenza regionale (Sardegna Cat), con un appalto unico, a un’associazione di imprese guidata dalla Coopservice.

E con il cambio, i 50 ex Secur sono rimasti esclusi, non assorbiti dalla nuova gestione. “Ci devono pagare tre mesi di stipendi arretrati, più la liquidazione. Non ci muoviamo da qui fino a quando le istituzioni non troveranno una soluzione”, promettono facendo quadrato attorno alle tende montate nel ‘salotto’ della città. Fra di loro padri di famiglia e persone che da 15-20 anni svolgono questa professione, e che ora temono di non trovare più un’occupazione. E’ il caso di Ivano, 52 anni, tre lustri di onorata carriera da vigilantes sulle spalle, e un’alleata speciale in questa battaglia: sua mamma Maria, che a 85 anni è lì in piazza d’Italia, al suo fianco.

“Sono qui per dare un pò di conforto e coraggio a mio figlio e a questi ragazzi – spiega avvolta nel suo cappotto mentre guarda con tenerezza materna Ivano e i colleghi – Loro non devono pensare di essere dei falliti perché sono rimasti senza lavoro. Fallite sono le persone che ci governano, le istituzioni che permettono che ai giorni nostri si creino situazioni come questa: padri di famiglia da un giorno all’altro buttati in mezzo a una strada”.