Nel corso dell’audizione sulla vertenza Tiscali, stamattina in commissione Lavoro del Consiglio regionale, la Slc Cgil ha chiesto alla Regione di intervenire sul ministero dello Sviluppo per sostenere la continuità occupazionale dei lavoratori diretti e dell’indotto. Sindacati e lavoratori sono infatti preoccupati per le ricadute che la cessione del ramo d’azienda – che comprende, oltre agli asset collegati alle frequenze (torri, etc.), solo una decina di lavoratori di Sa Illetta- avrà sul futuro complessivo del sito sardo.

L’obiettivo è quindi quello di portare la Regione al tavolo ministeriale al quale sino ad ora hanno partecipato azienda e sindacati. Tiscali – ha fatto sapere la Slc nel corso dell’audizione – non ha presentato al Mise l’atteso Piano industriale rinviato, dopo la riunione inconcludente dell’altro ieri, a un nuovo incontro previsto il 20 novembre. Nel frattempo, Fastweb ha avviato la procedura per definire la cessione delle frequenze, che si chiuderà il 30 ottobre. C’è quindi un problema di tempi, dal momento che il sindacato ritiene che non si possa procedere alla cessione senza avere chiaro quale sarà il Piano industriale di Tiscali: il suo contenuto infatti è determinante per capire quali garanzie verranno date agli ottocento lavoratori. La Slc sottolinea inoltre che la proroga della concessione delle frequenze da parte del Ministero era stata condizionata alla salvaguardia occupazionale nel territorio sardo. Secondo la Slc Cgil la vertenza Tiscali è emblematica, sia per le centinaia di lavoratori coinvolti che per le prospettive di sviluppo e valorizzazione delle competenze acquisite in anni di lavoro, che rappresentano un valore aggiunto per tutta la Sardegna e per l’area industriale di Cagliari: eccellenza nazionale nel settore fino a pochissimi anni fa, anche grazie al ruolo importante dell’Università, oggi subisce un progressivo disinvestimento da parte delle imprese e una fuga costante di professionalità costrette a cercare un futuro altrove. Per queste ragioni, sia le aziende coinvolte che i soggetti istituzionali interessati, in particolare Regione e ministero, devono farsi carico senza timidezza delle ricadute sociali sul territorio. Da qui l’appello alla Regione, affinché si schieri in maniera forte e decisa accanto ai lavoratori, con l’obiettivo di chiarire lo scenario e fare la propria parte nel caso in cui i piani industriali delle aziende coinvolte rendessero necessaria la riqualificazione (ad esempio con attività formative) dei lavoratori diretti e dell’indotto.