“Dovevi vedere per credere? Io me la rido perché non me ne frega un c… eh vabbè. Non me ne devi dare soldi perché… è difficile che lo dici”.

Così il ventenne Christian Fodde racconta all’amica 17enne quanto aveva appena fatto. Poco dopo, la microspia piazzata sull’auto, ha intercettato i due ragazzi mentre andavano a cercare il punto preciso dove era stata nascosta una scatola con dentro dei cellulari, con l’intenzione di occultarla nel terreno agricolo del padre. Ed è proprio in uno di questi appezzamenti che la mattina seguente Fodde, parlando con un amico, dice: “Non è un gioco… quello di ammazzare va bene… è il dopo”.

Nell’ordinanza di fermo per i cinque presunti responsabili dell’omicidio di Manuel Careddu, c’è un passaggio sulla ragazzina registrato presumibilmente quando il delitto era stato appena consumato. “Con l’auto in sosta – si legge – la minorenne è all’interno della Fiat Punto dove attende il ritorno degli amici. La microspia, alle 22.51 dell’11 settembre scorso, capta la 17enne sola in macchina che singhiozza, verosimilmente piange. “Il cofano aprimi – dice l’altro minorenne alla sua coetanea – quel ragazzo è fuori!”. Poi Christian Fodde: “Mi devo pulire le scarpe… accendi le luci della macchina”.

Sempre lo stesso giorno, il ventenne e la ragazzina ipotizzano un secondo omicidio. Sono in auto con un loro amico, che sa l’accaduto. Quando lui scende la 17enne dice: “Lo uccidiamo?”. Fodde risponde: “Mi devo sporcare per un essere… arrivederci…”.