Va in archivio con la proclamazione dei vincitori la nona edizione del Carbonia Film Festival, la rassegna organizzata dal Centro Servizi Culturali di Carbonia della Società Umanitaria per la direzione artistica di Francesco Giai Via. Sono sei i premi assegnati dalle varie giurie, nelle sezioni lungometraggi e cortometraggi, per un valore totale complessivo di 8 mila e 500 euro.
Per i lungometraggi il Premio Miglior Film attribuito da una giuria composta da Laurent Cantet, Mariam Al Ferjani, Hugo Rosák al film Amateurs della regista svedese Gabriela Pichler. “Per l’approccio esente da giudizio nel descrivere gli stratificati problemi globali su scala locale. Grazie a un ottimo cast e tramite un acuto senso dell’umorismo, Amateurs ritrae il fenomeno dell’immigrazione nei più sottili dettagli e inquadra con delicatezza un modo di fare cinema che può aiutarci a capire il complesso mondo che ci circonda”. Amateurs racconta la storia della cittadina svedese Lafors e dei suoi abitanti: per convincere un colosso tedesco dei grandi magazzini a investire in città, l’amministrazione comunale incarica Musse, un suo impiegato, di occuparsi dello spot che dovrà mettere in luce i pregi del luogo.
Menzione poi per Arábia di Affonso Uchao e Joao Dumans, “per la capacità di coinvolgere il pubblico nella storia di chi è senza voce e la coraggiosa descrizione cinematografica della vita, l’amore, il lavoro e la morte”. Premio del Pubblico attribuito dagli spettatori ai film del Concorso Internazionale Lungometraggi a Torna a casa, Jimi! 10 cose da non fare se perdi il tuo cane a Cipro di Marios Piperides, un ritratto inedito dell’ultima grande capitale divisa tra due mondi attraverso un muro: metà Grecia e metà e Turchia, una realtà a cavallo tra Unione europea e il primo Medio Oriente.
Per i cortometraggi il Premio attribuito da una giuria composta dai selezionatori e organizzatori dei festival sardi dedicati al cortometraggio è andato a Cops are actors di Tova Mozard, anche lei svedese: “Perché racconta in modo ironico e spiazzante la sovrapposizione dei ruoli tra il poliziotto-attore e l’attore-poliziotto lasciando allo spettatore una sensazione di incertezza sul confine tra realtà e finzione”.