La Sardegna ha bisogno di un programma adeguato di opere infrastrutturali necessarie a contenere il degrado idrogeologico.
E soprattutto ha necessità di strumenti di governo del territorio che individuino risorse adeguate a contenere il degrado a cui è esposto il territorio sardo. Lo denuncia la Filca-Cisl all’indomani del disastro nel sud Sardegna legato al maltempo.
L’organizzazione chiede che si fissino in modo inequivocabile limiti e condizioni di utilizzo del territorio. “Chiediamo – spiega il segretario generale Giovanni Matta – di irrobustire tanto sul fronte delle conoscenze che delle capacità tecnologiche la progettazione degli interventi e la qualità delle opere da realizzare. Non è ammissibile che a distanza di dieci anni gli inconvenienti si verifichino negli stessi punti e a danno delle stesse infrastrutture. I cambiamenti climatici sono evidenti come e pure evidente la sottovalutazione degli effetti che questi cambiamenti stanno generando. Speriamo che stavolta alle chiacchiere seguano i fatti”. Un’amara riflessione. “Speriamo – dice la Filca – che il disastro causato dall’eccezionale ondata di maltempo non si concluda con il solito ritornello del giorno dopo, specie tra i rappresentanti delle istituzioni, che ammanta il tutto con il rimpallo delle responsabilità. Come sardi siamo stanchi di tragedie, come l’ultima, che sfociano in lutti familiari, in danni a carico del patrimonio pubblico nonché di quello privato. Strade, ponti, abitazioni travolte da un mare d’acqua e fango che non ha risparmiato nulla e solo il caso ha voluto che il disastro non assumesse proporzioni ben più gravi in termini di vite umane”.