Sospensione immediata del piano di decentramento territoriale delle sedi Inps e apertura di un tavolo per ridiscutere la riorganizzazione dei servizi in Sardegna. Queste le richieste di sindaci, sindacati, forze datoriali e comitati provinciali dell’Istituto indirizzate al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e al direttore generale dell’Inps, Tito Boeri, al termine dell’incontro con i capigruppo del Consiglio regionale e col presidente Gianfranco Ganau, presente la direttrice dell’Inps Sardegna Cristina Deidda.

Tutte le parti intervenute hanno ribadito la contrarietà alla trasformazione in punti Inps di otto agenzie (Isili-Senorbì, Tempio, Alghero, Ozieri, Ghilarza, Sorgono, Siniscola, Macomer) e al possibile ridimensionamento di quelle di Assemini, Carbonia e Lanusei. Eventualità sempre più probabili, considerati i nuovi parametri per il mantenimento dei presidi nei territori introdotti dall’Inps lo scorso 21 settembre.

Tre i pilastri del piano di riordino: la presenza di una popolazione residente superiore ai 60mila abitanti (attualmente sono 28mila); una pianta organica di almeno 10 dipendenti; la possibilità, per almeno il 60% della popolazione, di raggiungere una struttura Inps della stessa provincia in meno di mezz’ora. “Parametri impossibili da rispettare, considerata l’orografia della Sardegna e le difficoltà nei trasporti – hanno detto in coro sindaci, sindacati e imprenditori – se i criteri non cambieranno, le sedi saranno chiuse”.

“Questa riforma così strutturata è inadeguata per la Sardegna – ha affermato il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau – i presunti risparmi non riuscirebbero a coprire l’aumento dei costi sociali che potrebbero triplicare. E’ arrivato il momento di fare sentire la voce forte della Regione”. “La Direzione regionale non è nelle condizioni di poter applicare quei parametri – ha detto la direttrice Deidda – Non si può chiudere nemmeno un’agenzia. Manifesteremo l’esigenza di mantenere la situazione attuale e chiederemo risorse per migliorare i servizi”.