La Rete Kurdistan Sardegna con tutte le forze che la sostengono, ha promosso una Manifestazione di protesta contro il tentativo di criminalizzare l’opposizione al terrorismo del Daesh (più noto come ISIS) da parte della eroica resistenza kurda, l’intero movimento di solidarietà e i sardi che difendono la propria terra e il diritto all’autodeterminazione.

“Il 15 settembre, in una cosiddetta operazione antiterrorismo, sono state perquisite le abitazioni di Luisi Caria e Antonello Pabis, persone stimate e molto note anche per la loro solidarietà al movimento Kurdo che realmente ha combattuto e vinto il terrorismo dell’ISIS, con l’incredibile e infamante di sospetto di appoggiare proprio il terrorismo”, affermano gli organizzatori.

“In quell’occasione quasi tutti gli organi di informazione hanno associato al nome di Caria l’appellativo foreign fighter, e la perquisizione della sua casa, come quella di Pabis, scandalisticamente è stata resa pubblica prima che terminasse”… “Centinaia di note di protesta di altrettante organizzazioni politiche, sindacali e del volontariato sociale, oltre a migliaia di messaggi individuali provenienti anche dalla penisola e dall’estero e alla più corretta ricostruzione anche da parte degli organi di informazione in Sardegna, hanno consentito di stroncare l’allarme sociale provocato nelle prime ore e a ripristinare alcune verità”, proseguono gli organizzatori.

“Molti combattenti internazionali si sono uniti alla lotta a quel terrorismo sostenuto dalla Turchia, dal Qatar (quello del Mater Olbia) e che ha colpito più volte anche diverse città europee, i sardi solidali combattono, con altre armi, per la difesa dell’isola dall’inquinamento e contro le basi militari, per la difesa della sanità pubblica e contro la fabbrica delle bombe, per il diritto all’autodeterminazione, per la solidarietà e contro l’egoismo”, conclude la nota.