“Il rischio che in Sardegna non si formino più medici sardi è alto. I test per l’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia è un’”anomalia italiana” che penalizzerà i sardi ancora una volta sui numeri”. Lo afferma Claudia Zuncheddu, medico e leader Sardigna Libera in merito ai test per l’accesso a Medicina.
“Non si può ipotecare il futuro di un giovane studente nel tempo di un quiz – afferma la Zuncheddu -, né questo è il metodo migliore per selezionare i meriti e le attitudini dei nostri studenti. La Legge 264 del 99 è da abrogare per restituire alle nuove generazioni il diritto di poter scegliere liberamente per il proprio futuro. La selezione delle intelligenze scientifiche è giusta ma non attraverso metodi inadeguati e incostituzionali. Auspichiamo che l’abrogazione di questa legge passi tra le priorità di una Politica da sempre sorda ai diritti di chi non ha voce né potere contrattuale”.
“Questa anomalia italiana, che disconosce la stessa Costituzione che sancisce il diritto allo studio, avrà pesanti ripercussioni in Sardegna, laddove per la minoranza numerica i nostri studenti sono facilmente soppiantabili da quelli di altre regioni d’Italia. Nessuno pensa alle nostre specificità e ai nostri disagi”, prosegue la Zuncheddu.
“L’estinzione progressiva di migliaia di medici di Medicina Generale che andranno in pensione – spiega – senza poter essere sostituiti, è il risultato dei 20 anni di numero chiuso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. I medici mancano perché non sono stati formati. La mortificazione della professione medica dentro gli ospedali, la chiusura di scuole di specializzazione della Facoltà di Medicina e Chirurgia in Sardegna, il taglio di servizi sanitari importanti, lo svuotamento e la chiusura dei nostri ospedali pubblici ed i test che discriminano i nostri studenti che ambiscono a diventare medici, è il triste scenario che preannuncia la fine del Sistema sanitario pubblico. I medici sono pochi per un servizio pubblico efficiente – conclude Claudia Zuncheddu -, forse troppi per un servizio avviato verso la privatizzazione che preclude alla maggioranza dei sardi l’accesso alle cure”.