Coinvolgimento, collegialità, riorganizzazione, creazione di una coalizione in vista delle regionali del 2019. Questi i punti del programma di Emanuele Cani, l’ex deputato del Sulcis, unico candidato alla segreteria del Pd sardo nell’assemblea riunita nuovamente all’hotel “Su Baione” di Abbasanta (Oristano) dopo la furibonda lite che ha scatenato quasi la rissa sul nuovo segretario nella scorsa assemblea agli inizi di luglio.
Per essere eletto Cani dovrà ottenere 81 voti (la metà più uno dei delegati dell’Assemblea). Il primo scoglio è già stato superato con il raggiungimento del numero legale – 98 firme certificate – in un’assemblea affollata come non si vedeva da tempo. “Una comunità cresce se diminuiscono i personalismi, chi sa fare squadra ha una marcia in più”, ha esordito Cani, esponendo il programma. L’altra parola d’ordine è la collegialità, ovvero – ha spiegato – “la capacità di assumere decisioni insieme”.
In terzo luogo, “bisogna rivedere l’organizzazione strutturale del partito”. “Lavorerò per rivitalizzarlo, a partire dal sistema dei circoli. Oggi – ha continuato – le relazioni all’interno del Pd sardo sono complicate, ebbene io credo che questa situazione debba essere azzerata”. Cani si è soffermato su una delle questioni che hanno caratterizzato il dibattito nelle ultime settimane: l’opportunità o meno di aprire subito la fase congressuale. “Il Pd ha bisogno di una profonda discussione culturale al suo interno, questo è certo, e dovrà essere affrontata in sede congressuale, ma abbiamo la scadenza delle regionali (il prossimo febbraio, ndr), e non possiamo pretendere che i futuri alleati aspettino”.
Quindi, la cosa migliore “è dare guida al Pd subito per ricostruire un dialogo con la coalizione, fatte le regionali il mio lavoro sarà terminato, il mio mandato sarà quello di portare il partito fino alle elezioni, dopodiché sostengo l’apertura della fase congressuale per lo sviluppo di una discussione che ci porti verso una strada nuova”.