“Ho tentato in tutti i modi di difendere la ragazza, ma non ce l’ho fatta, lui è più forte di me e aveva preso cocaina, poi mi ha minacciato per farmi dire che era stato un incidente”.
Soufiane El Khadar, uno dei due uomini di origine marocchina arrestati per l’omicidio di Zeneb Badid, cameriera di 34 anni massacrata di botte in un casolare di campagna vicino a Baia Sardinia, oggi davanti al gip Marco Contu ha confermato la versione dei fatti fornita al sostituto procuratore Cristina Carunchio.
Ha negato le proprie responsabilità nell’uccisione della connazionale e ha spiegato di aver cercato addirittura di salvarla dalla furia cieca di Jalal Hassissou, 40 anni, residente ad Arzachena come la vittima, di cui era geloso: la discussione sfociata nella brutale aggressione sarebbe nata proprio dalla sua idiosincrasia per alcuni sguardi a suo dire troppo amichevoli che lei aveva concesso a un altro ragazzo di origine marocchina. El Khadar, assistito dall’avvocato Nino Vargiu, si è detto sconvolto e disperato per quanto accaduto. E continua a professare la sua innocenza.