Novità, problemi e difficoltà. La cannabis legale fa i conti con la realtà italiana e anche in Sardegna qualcuno ci prova. Dietro c’è il coraggio e la voglia di saltare gli ostacoli burocratici di Massimo, imprenditore cagliaritano titolare di Cannabis Express Delivery.
Fioriscono le aperture intanto dei punti vendita di cannabis legale. Nel 2017 in Italia sono state circa 120. Come dire una ogni tre giorni. Da una parte il contenuto investimento iniziale, dall’altra la possibilità di grandi ricavi spingono il mercato. Dopo le aperture degli store arriva anche il servizio Delivery nelle maggiori città italiane partendo da: Milano, Roma, Torino, Firenze sbarca anche in Sardegna partendo da Cagliari il servizio Delivery.
I clienti che vogliono acquistare cannabis light devono sborsare dagli 8 ai 17 euro al grammo, mentre per un singolo seme si arriva a pagare anche dieci euro. Il kit per la coltivazione in proprio sale a 300 euro.
Per ora Cannabis Express Delivery ha selezionato solo una varietà di infiorescenze che si chiama Purple Haze e la vende in due formati: un grammo a quindici euro e tre grammi a trentotto euro sino ad un ordine di quarantacinque euro bisogna aggiungere due euro per la consegna.
La cannabis Legale con il servizio Delivery arriva quindi in terra sarda. Nel sito canex.it tutte le informazioni per poter conoscere meglio le proprietà di questa pianta forse troppo spesso bistrattata.
L’INTERVISTA:
- Come e perché hai iniziato il progetto Cannabis Express Delivery?
Il progetto parte a metà dell’anno scorso. Sono tornato in Sardegna ad agosto dato che mi trovavo all’estero per la mia attività principale. Ho subito sentito parlare del fatto che in Italia da alcuni mesi fosse stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge che autorizzava la vendita della canapa. All’inizio è stato uno shock, poi comunque la passione per questa pianta dalle infinite proprietà da sempre tacciata di essere una droga ci ha portato a mettere su questa idea.
- Un’idea che poi si sviluppa su un servizio particolare, con consegna, quasi fosse cibo.
Nell’era dei delivery come Justeat, Deliveroo e Prestofood e cosi via ci è sembrato doveroso fondare il primo delivery della cannabis. Per capire bene come muoversi e come non fare passi falsi essendo un settore molto particolare e poco normato siamo riusciti ad aprire solo il 7 Luglio scorso.
- Cannabis legale? Spiegaci come funziona.
Allora partiamo dicendo che i derivati della canapa li possiamo raggruppare in 3 grandi famiglie: i derivati dei semi; i derivati delle fibre; le infiorescenze; I derivati dai semi sono tutti quei prodotti che ovunque troviamo in vendita ricchi di certificazioni di qualità, consigliati anche dalla medicina per le loro proprietà (olio è fatto spremendo i semi, farina è fatta tritando i semi).
I derivati dalle fibre sono i tessuti le corde la carta tutti prodotti di cui ne viene incentivato l’uso, proprio perché provengono da piante stagionali e quindi sono prodotti ecosostenibili.
Le infiorescenze, che sono il nostro prodotto di punta, invece vengono escluse dalla normativa, però non essendo stupefacenti possono essere commercializzate, ma qui viene il bello, non ne è previsto un uso. Quindi devono essere etichettate come prodotti da collezione, prodotti tecnici o profumi per ambienti e addirittura ne sconsigliano qualsiasi uso umano.
- Poi, qualche settimana fa, l’intervento del Consiglio Superiore della Sanità che sul tema si è espresso e ha arricchito il dibattito.
Hanno ribadito questo concetto. Però da dove nasceva l’interrogazione nessuno lo ha sottolineato. In tutta Europa, parliamo di Francia, Svizzera, Germania, Spagna, Romania ecc) queste infiorescenze possono essere usate come alimentari come prodotti da combustione e praticamente in ogni modo, in Italia invece questo è proibito e dato che tanta di questa Cannabis proviene dall’estero la Dogana ha chiesto un parere al CSS anche per capire come comportarsi con gli importatori. Perché alla Dogana da alimento diventa prodotto da collezione! E la risposta del CSS è stata, come abbiamo letto tutti, che il prodotto non può essere utilizzato in alcun modo dalle persone, ma solo perché loro non hanno abbastanza studi in merito. Dunque non possono dare delle specifiche in merito agli effetti sulla salute, che questi siano positivi o negativi. Quindi per ora le infiorescenze rimangono prodotti tecnici! Sperando trovino il tempo e i fondi per effettuare la ricerca piuttosto che sfornare dei perentori e immotivati divieti.
- Come funziona la vostra attività? Perchè la scelta di non aver punto vendita?
La scelta di non avere un punto vendita nasce da diversi fattori. In primis sicuramente la spinta arriva dai nuovi mercati creati dalle app per il food delivery e dalla crescita esplosiva che stanno avendo. Poi alleggerisce fortemente l’organizzazione aziendale e consente di offrire il servizio per un periodo di tempo più lungo con meno personale. Ma poi torna al centro della scelta il prodotto, comunque illegale sino a circa 18 mesi fa. Non tutti amano farsi vedere in un negozio a tema marijuana, non tutti vorrebbero trovarsi ad uscire da un negozio di cannabis e magari incrociare l’insegnante del proprio figlio.
Proponiamo qualcosa di più semplice possibile. Entri in contatto con noi, sul sito, telefono, FB, IG, Whatsapp ed entro un ora un weeder (cosi si chiamano i fattorini regolarmente assunti) viene a domicilio e consegna quello che hai prenotato sul sito o con gli altri mezzi, oppure ti propone i prodotti ai quali eri interessato. Sempre per riservatezza, diffidenza dei clienti e comunque per semplificare il più possibile il processo, il pagamento si fa direttamente alla consegna. I nostri weeder sono attrezzati per far pagare alla consegna anche con bancomat carta di credito o con le carte ricaricabili. A brevissimo comunque inseriremo anche la possibilità di pagare direttamente dal sito perché contrariamente alle aspettative è fortemente richiesto.
- Perché bisognerebbe cambiare mentalità sulla cannabis?
La mentalità sulla cannabis va cambiata per diversi motivi, il primo e più grande è la storia. E la storia dovrebbe essere il cardine dello sviluppo, il proibizionismo cosa ha mai portato? pensiamo alla storia degli Stati Uniti e a quasi cento anni dalla fine del proibizionismo ancora si girano film sui gangstar che si sono formati in quegli anni. Alla fine del proibizionismo poi non è stato tutto rose e fiori, ma l’alcol è diventato una piaga sociale che tutt’ora non possiamo definire risolta. Ecco, ormai sono cento anni più o meno, era il 1917 quando scrivevano il New York Tax Act dove appunto proibivano la cannabis e addirittura avevano un piano per l’estinzione programmata della pianta. Programma che in quegli anni veniva spinto dalle case automobilistiche e dalle compagnie petrolifere che temevano di perdere i loro enormi investimenti per via del bioetanolo, un combustibile derivato dalla canapa. Ma oggi, che il tempo è passato e viviamo in un mondo abbastanza aperto dove la ricerca dovrebbe essere la base dello sviluppo, credo sia doveroso studiare in maniera concreta una pianta che può offrirci più di trenta principi attivi benefici.
- Quali difficoltà stai incontrando e come le stai superando? Quali paure hanno i potenziali clienti?
Le difficoltà più grandi sono date dalla pubblicità. Sembrerà strano, ma tutti i canali online di pubblicità, che rappresentano i giganti del web come Google e Facebook, vietano la promozione delle infiorescenze dato che la normativa non definisce bene quali sono gli usi consentiti. In fase di avvio invece la cosa davvero difficile è stata capire cosa si può fare e cosa non si può. Dove davvero è legale e dove si rischia. Se uno immagina di prendere un po’ di cannabis e suddividerla a casa sua e rivenderla, beh, si sbaglia! Ci vuole un laboratorio apposito, una procedura di confezionamento dichiarata, un po’ come avviene per gli alimentari, il tutto accompagnato da analisi di laboratorio eseguite da laboratori riconosciuti ed autorizzati, ma devono essere fatte sia dal produttore agricolo che sigilla il prodotto lo spedisce, poi chi lo riceve deve fare di nuovo analisi e poi può imbustare, tenendo traccia della provenienza del contenuto di ogni bustina quindi registrando con numeri di lotto e di confezione.
- Un po’ complesso direi…
Non finisce qui. Prova a immaginare? Non è legale manco questo! questo è il metodo che usa chi attualmente confeziona ma nessuno ti può dire che è la via giusta. Quindi per ora abbiamo scelto di dedicarci alla ricerca di prodotti di altissima qualità che vengono però confezionati da altre aziende.
- A quale clientela ti rivolgi?
La nostra clientela è quella principalmente di persone consapevoli. Adulti e consapevoli. Il prodotto non è uno stupefacente quindi la vendita sarebbe libera ma per scelta non vendiamo ai minorenni. Per ora i nostri clienti più giovani hanno circa 30 anni e andiamo a salire sino ai 50-55 ma dalle telefonate che ricevo credo siano interessate anche delle persone di età maggiore. Ovviamente non essendo previsto un uso io non posso istigare nessuno ad utilizzarla in alcun modo pertanto ti dico che il nostro pubblico è consapevole, sanno bene cosa cercano.
- In questi mesi cosa hai notato? Quali le impressioni da quando hai aperto l’attività? Puoi raccontarci qualche episodio?
Siamo aperti da circa dieci giorni quindi diciamo che ho ancora poco da raccontare, se non che percepisco diffidenza. Chi non la conosce mi scrive che vendo droga, altri che sicuramente conoscono la marijuana illegale mi scrivono che vendo insalata. Ecco, mi piacerebbe piano piano creare un po’ più di conoscenza generale, non solo per accrescere le vendite, ma per far si che più persone capiscano che non è droga o insalata, o che può essere entrambe, ma in ogni caso è una pianta con tantissimi principi attivi e come tale va trattata.
- Immaginiamoci una situazione neanche poi tanto rara: se le forze dell’ordine dovessero fermare una persona che ha appena acquistato la cannabis da voi, come si dovrebbe comportare?
Allora anche qui bisogna fare una distinzione. Se il weeder gli ha appena ceduto la confezione, e quindi questa è ancora sigillata può stare tranquillo, proprio per i fattori di cui ti ho parlato prima. Nella confezione c’è numero di lotto e di confezione che rimandano al produttore e a tutti i dati delle analisi chimiche, è presente il sigillo e quindi dovrebbe finire la storia.
Il problema nasce invece con una confezione aperta. In quel caso nessuno garantisce che il prodotto sia quello indicato in etichetta e quindi potrebbe essere sequestrato e sottoposto a verifica, per valutare la concentrazione di thc che non può in ogni caso superare lo 0,6%. Verificato questo, il contenuto rimanente della confezione viene restituito al proprietario. Se però cosi non fosse, cioè qualcuno sostituisse il contenuto di una confezione con della marijuana illegale ovviamente scatterebbero tutte le misure del caso.
Prima ho detto ‘dovrebbe’ perché se il rappresentante delle forze dell’ordine fosse particolarmente zelante, nessuno gli potrebbe impedire di effettuare il test per le droghe alla persona fermata. Ovviamente anche questo test, cerca il thc, praticamente impercettibile sulla cannabis legale.
- Parliamo del futuro. Ti fermerai a questa apertura e vendita oppure hai in mente altri sviluppi del tuo progetto imprenditoriale?
Beh, la fantasia è la fantasia. In realtà siamo partiti con la consegna solo a Cagliari, ma ora ci siamo fatti un po’ spazio nell’Hinterland ed è arrivato il momento di inserire altri prodotti in catalogo, snack e bibite alla canapa, olio al cbd e qualche prodotto per la cura della persona! Una volta che verifichiamo, una fase di rodaggio chiamiamola così, cercheremo di coprire un altro centro. Però per ora dedichiamoci alla provincia e vediamo un po’ quali saranno gli sviluppi normativi.
Nicola Montisci