In Sardegna i siti che contengono amianto sono 2.029. Di questi, 1.341 sono edifici pubblici, 688 sono siti produttivi dismessi.

Sono i dati in possesso della Cisl di Nuoro divulgati oggi a Macomer dal segretario Michele Fele durante il convegno “Amianto. recuperare i ritardi. Realizzare gli obiettivi”. “I dati ufficiali parlano di circa 140 morti e 180 persone ammalate a causa dell’esposizione a questo minerale – ha detto Fele – e di quantità preoccupanti di materiali nocivi ancora presenti nel territorio del Nuorese”. Ciò nonostante, “l’ex sito industriale di Ottana non è stato inserito nell’elenco dei Sin (Siti di interesse nazionale) per la bonifica”.

Ora, ha aggiunto il segretario, “è arrivato il momento di fermarci a riflettere per fare scelte più giuste e adeguate: no all’industria ad ogni costo, la salute dei lavori viene al primo posto”. Al convegno hanno partecipato anche gli assessori alla Difesa dell’ambiente e alla Sanità, Donatella Spano e Luigi Arru, che hanno parlato di “una Regione attentissima al problema sanitario e impegnata per colmare i ritardi delle bonifiche amianto”. Spano ha ricordato che sul fronte delle bonifiche le risorse sono significative: “Abbiamo approvato il Piano regionale amianto nel 2015 che ha censito gli edifici pubblici e degli impianti industriali mentre è in corso quello degli edifici privati: gli stanziamenti per il biennio 2018-2019 sono pari a 10 milioni sul bilancio regionale che si aggiungono ai 15 milioni del Patto dello sviluppo della Regione Sardegna”.

Ora, ha aggiunto, serve approvare il testo di riordino normativo che elimina le 248 leggi presenti. Sui criteri per definire le aree dei Sin, i siti di interesse nazionale, “occorre una valutazione caso per caso e Ottana è un caso speciale per Sardegna”. Arru ha presentato i dati delle patologie absesto-correlate riscontrate nel corso della sorveglianza sanitaria svolta negli ultimi sette anni, e ha parlato di una Sardegna “all’avanguardia” sul fronte del monitoraggio. “Abbiamo dati epidemiologici in diminuzione per le patologie polmonari ma in crescita su altre perché si tratta di una problematica che si rivela dopo trent’anni, e che ha bisogno di una prevenzione secondaria”, ha spiegato.

Infine si è soffermato sul monitoraggio del nucleo familiare: “Stiamo definendo un protocollo privilegiato anche per i familiari degli ex esposti, portando avanti un discorso di educazione familiare e di riflessione organizzativa sul costo dei ticket per gli esami medici. L’interesse come Regione Sardegna sul problema delle bonifiche è prioritario – ha concluso- e richiede uno sforzo costante per il presentarsi della patologia nella forma di bomba a orologeria”.