Le Accademie di Belle Arti sono luoghi dove, prima che la realizzazione tecnica di un contenuto, nei diversi laboratori, si elaborano idee, l’idea è quella cosa, che rende unica l’esecuzione linguistica di un artista.
L’idea di un artista, non è la scintilla che innesca l’esplosione, l’idea è l’esplosione!
Attraverso l’elaborazione d’idee, s’imparano e veicolano tecniche, e l’idea che muove l’apprendimento e la curiosità, verso le grammatiche di “genere” dei linguaggi dell’arte.
Le idee muovono dall’osservazione e dall’esperienza di un artista, analizzano, immaginano ed elaborano modelli già esistenti, modelli che si preservano nelle Accademie.
I contenuti dell’arte, si sviluppano localmente in maniera dirompente, con riferimenti che sanno essere comprensibili, attraverso i quali si innova il linguaggio; l’arte è in sostanza quella cosa insolitamente logica, che si può soltanto prendere sul serio.
Quando l’artista è mosso dall’idea, l’esecuzione tecnica è una fesseria, la tecnica diventa divertimento, l’esperienza aiuta l’espressione; quando non c’è l’idea l’arte e i linguaggi dell’arte finiscono.
Le idee formano il contenuto del linguaggio dell’arte, comunicano ragionamenti, confrontano modelli, trasmettono valori a chi osserva; questo è il contenuto dell’arte, il risultato di percezione di una produzione linguistica; la tecnica è il media e uno strumento di genere vale un altro per un artista.
Vi racconto ora un segreto, non esiste nella storia dell’umanità, da 35000 anni a questa parte, nessun artista (e scrivo proprio nessuno) che abbia mai avuto in vita, un’idea originale; nessun artista al mondo può vantarsi d’essere originale, quando lo fa potete mettere mano sul fuoco che si tratti di un ignorantone patentato (anche se ha frequentato un’Accademia di Belle Arti); gli artisti elaborano idee e linguaggi di artisti che elaborano idee e linguaggi di artisti che elaborano idee e linguaggi di artisti…; dove voglio arrivare?
Ai Santissimi e le loro Sculture in mostra all’Exmà, un mix tra Mueck, Hirsch e i fratelli Chapman nulla a che vedere con Pinuccio Sciola, Maria Lai o Costantino Nivola, chiaro a cosa serva un’Accademia di Belle Arti?
A preservare l’identità linguistica dell’arte da mercati, modi e tendenze travestite da ricerca; a far si che non ci siano abiure come dialoghi inverosimili tra Tony Cragg e Costantino Nivola ad Orani.
I linguaggi dell’arte, sono l’albero genealogico dell’umano, la nostra darwiniana evoluzione culturale, sono la nostra continua rielaborazione di senso che determina la nostra sopravvivenza, sono le continue connessioni evolutive del nostro cervello plastico; sono la rielaborazione di ciò che si studia e dell’artista che vuole comprendere, l’artista che si limita a copiare? Un ignorantone che vuole sorprendere e stupire, che si relaziona all’artista come stesse facendo a pungni, nel nome dell’essere più bravo dell’altro (miserie dell’umano).
La professione dell’artista, è l’unico investimento di vita, che da sempre da buoni frutti per la comunità umana tutta; si rivaluta nel tempo perché strettamente connessa alla crescita individuale nella comunità.
Quello dei linguaggi dell’arte, nella sua indagine di senso, è l’unico possibile investimento su di sé.
Il successo di una ricerca artistica, figlia ed espressione di una comunità, è qualcosa d’intimo, che non passa per social network o media specializzati; social network e media specializzati sono strumenti d’imposizione per investimenti e ricerche artistiche insicure e frustranti, l’Accademia di Belle Arti è lo spazio di relazione e di confronto tra l’arte e la comunità.
Senza Accademia di Belle Arti, Cagliari sarà sempre una città metropolitana, con attitudine all’arte ma impossibilitata a seguirne la vocazione; l’attitudine senza studio è talento sprecato.
Per Cagliari coltivare i talenti, in un’epoca dove bisogna eccellere per emergere, è condicio sine qua non, è necessario per competere in un mondo dove tutti possono esprimersi artisticamente, e come affermava un certo Zolà (no, non il calciatore del Cagliari, del Napoli, del Chelsea e della nazionale): “L’artista è nulla senza talento, ma il talento è nulla senza lavoro”, e senza Accademia gli artisti che si formeranno a Cagliari saranno destinati a lavorare e ad avere una mobilità del lavoro inferiore, rispetto a chi si formerà altrove, confinati in folk e tradizione di genere, spazzata via in una esposizione del momento di Tony Cragg o dei Santissimi, perché è notorio, l’effimero determina consenso e sa travestirsi di nuovo.
Mimmo Domenico Di Caterino