Non si erano più visti da quel freddo inverno del ‘69, quando il pastorello di Bolotana poco più che ventenne era diventato per caso una piccola celebrità, protagonista di “Ring Sardegna”. Erano i tempi in cui Nino Benvenuti spopolava tra i giovanissimi e la Sardegna era una fabbrica di campioni dei pesi leggeri. Lui, Gesuino Pireddu, perdutamente innamorato della boxe. Lei, Cecilia Mangini, la prima donna documentarista in Italia, perdutamente innamorata dell’isola.
Ieri sera, sotto il palcoscenico del Sardinia Film Festival, si sono rincontrati a quarantanove anni di distanza dalle memorabili riprese del docu-film. È stata una sorpresa al cardiopalma per la decana italiana tra le documentariste, oggi ultranovantenne, che in procinto di presentare il suo filmato al pubblico del Premio Villanova Monteleone (sezione documentario del Sardinia FF) di cui è “madrina 2018”, ha visto avvicinarsi un signore attempato con in mano un bel mazzo di rose bianche.
L’incontro e la sorpresa. Poi l’abbraccio tenerissimo tra gli applausi. Quell’uomo il cui volto era ormai solcato dalle rughe del tempo, era lo stesso protagonista del film in primo piano sul maxischermo. Era lo stesso ragazzo di campagna immortalato decenni prima mentre si allenava in mezzo al gregge, correndo in campagna per chilometri, lo stesso che faceva flessioni e saltava la corda nelle lande sperdute del Marghine.
Uniche testimoni fino ad allora erano state le sue pecore. Dopo, grazie a Cecilia, il mondo intero. Tanto che, a quanto si tramanda, una di queste brevi clip era finita persino nella sigla di un’edizione delle olimpiadi.
“Ring Sardegna”, estratto di “Domani vincerò”, era stato commissionato dalla Rai alla fine degli anni Sessanta per analizzare il pugilato nell’ottica di una possibilità di riscatto per i giovani, spinti dalle precarie condizioni sociali a diventare campioni. E a girarlo era stata proprio una donna (una fatto quasi impensabile allora), a sua volta simbolo di riscatto per il genere femminile.
Oltre a Pireddu, il documentario presentava tanti altri anonimi campioni in erba provenienti da Alghero, Porto Torres, Oristano , Ozieri e da altre località dell’isola. Dopo quell’esperienza meravigliosa, la regista si era sempre rammaricata di non aver più incontrato nessuno di loro. Ieri l’incantesimo si è spezzato.
La serata si è conclusa con la proiezione di “Cinema Grattacielo” di Marco Bertozzi. La sezione villanovese dedicata al documentario ha accolto nel grazioso centro del Nord Sardegna le nove opere finaliste, il cui primo classificato sarà premiato il 13 luglio a Sassari, in Piazza Santa Caterina, assieme ai vincitori delle altre sezioni.
Da oggi fino al 4 luglio, il tour del Sardinia Film Festival si sposta ad Alghero, dove l’importante kermesse dedicata al cortometraggio porterà a Lo Quarter circa trenta lavori provenienti da tutto il mondo e ospiti di caratura internazionale. Tra i gli ospiti d’eccezione ci saranno il premio Oscar Alexander Petrov il regista Artur Aristakisyan che terranno delle speciali masterclass. Dopo, fino al 13 luglio, appuntamenti a Bosa, Stintino e Sassari.